Renzi impone la sua narrazione, ma i giornali gli credono sempre meno. La Stampa: “Più contratti stabili, e ora si pensa a misure per le famiglie povere”. Ma dai, che bello! Anche il Corriere titola “In 6 mesi i posti stabili crescono del 36%. Il premier: con il jobs act il paese riparte”, ma Federico Fubini aggiunge che “Lavorano in pochi. L’Italia terreno, pochi investimenti e innovazione in ritardo”. Al grido di trionfo del premier (con il jobs act cambiamo il mondo), Repubblica dedica appena un mini riquadro: “Più contratti stabili ma il lavoro è fermo”. Credo che niente meglio che questi titoli illustri la parabola ormai discendente del renzismo. Il Corriere che lascia intera al premier la responsabilità della sua propaganda. Perché la ripresa (che c’é) purtroppo non modifica né la difficoltà di trovar lavoro per i giovani nè la possibilità di spendere del ceto medio. Repubblica che, pietosa, mette la sordina al grido di vittoria lanciato da Palazzo Chigi.

Migranti, sfida vescovi-Lega, è il titolo forte del Corriere. E di Repubblica: “Immigrazione, battaglia tra vescovi e Lega”. Non è una scomunica, perchè la chiesa di Francesco non scomunica ma sa dire cretino al cretino. Zaia ora si lamenta per quella “offesa al Veneto cattolico”. Non al Veneto, governatore, ma a quei politici che sembrano “piazzisti da quattro soldi”. Quelli che portano “il pane sporco” nella cosa pubblica come i corrotti lo portano in casa propria. Non è in questione il rispetto dei cittadini frustrati dalla crisi, preoccupati per l’insicurezza che sentono intorno, spaventati dal “diverso”. Non è in questione neppure la critica all’inefficienza dello stato e alla voracità delle mafie che hanno trasformato un flusso migratorio sostenibile in una crisi sociale esplosiva. Sono in questione stupidità,  menzogna e omissione. Volete, amici leghisti, trasformare la vostra terra nel sud dell’Europa luterana? Bene, allora fate poche storie, accettate l’Euro, il rigore di Schäuble, la spocchia e la sufficienza di banchieri imprenditori tedeschi. No? Allora guardate al Mediterraneo, che torna centrale. All’Africa che sarà la scommessa per la ripresa. All’Iran e alla terra delle religioni monoteiste, scossa da una guerra che ci coinvolge tutti.

Caro amico (Scalfari) ti scrivo, firmato: Giorgio Napolitano. In una lettera aperta il presidente emerito spiega di non voler bocciare ogni modifica alla legge sul Senato, di non aver a cuore “la riforma di Renzi” ma una riforma che -dice- stava maturando dalla Costituente fino al governo Letta, una riforma che -a suo avviso- non può che reggersi su due pilastri: più poteri al premier e Senato non eletto. Finalmente! Più poteri al premier? Bene, ma non il potere di nomina della maggior parte dei deputatii, non il potere di condizionare l’elezione del Presidente della Repubblica né della Corte Costituzionale. Senato mai più eletto? Su può fare, ma in due modi: o adottando il modello Bundesrat (un’assemblea dei governi regionali) ma riducendo prima il numero delle regioni e riformandone la funzione, o abolendo del tutto l’assemblea di Palazzo Madama per adottare mono camerale che veda però rafforzate le istituzioni di garanzia, Presidente e Consulta.
Se si ragiona così, apertis verbis, la riforma si può fare in quattro e quattr’otto. Senza il fumo mendace diffuso da Renzi e dal suo mentore

Sergio Staino va preservato. Come il Panda del Sichuan. “La prossima volta papà scegli meglio gli alberi sotto cui ripararsi” diceva la bimba a Bobo mentre fuggivano lontano da una quercia divelta dal fulmine. Era il 1991, fine del PCI e fondazione ingloriosa del PDS. Geniale. Oggi Bobo ce l’ha con la minoranza dem “che sta veramente scassando i coglioni”. Perchè “il Pd sta cambiando l’Italia” e dunque “Morte ai gufi!” Gli risponde in modo delizioso Cuperlo, sia quello vero che il finto dell’Unirenzità. Aggiungo: Sergio, hai ragione! La minoranza sta “scassando” perchè non si contrappone con sufficiente chiarezza alla deriva moderata e populista del segretario eletto con le primarie.  Attento a te, però. A forza di sostenere il giovanotto di Rignano potresti trovarti una discarica con inceneritore sotto casa in collina, o una trivella cerca petrolio nel mare dove ami bagnarti, potresti rovinarti il pomeriggio incontrando alle feste de L’Unità qualche replicante di Marchionne senza né i soldi né il potere dell’originale. Meglio fidarsi, caro Sergio, di chi parla chiaro e sa andare contro corrente. Di chi, per esempio, quella tua bella vignetta la mise nel suo servizio per pubblicarla, ma il PCI-PDS fermò le macchine e costrinse Sandro Curzi all’unica vera censura e alla sola grande lite che avemmo. È Bobo il giapponese che combatte nella giungla a guerra finita. Stalin è morto, il Pd non sta bene e Matteo Renzi è solo una stella di San Lorenzo.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.