Questa mattina, infastidito dai commenti elogiativi (post mortem) e melensi su Muhammad Ali, avevo cercato sul web l’intervista di Oriana Fallaci. Perché ricordavo che gliela aveva fatta e ricordavo ancora meglio quanto le destre europee e americane avessero odiato Cassius Clay, uno che non stava al suo posto, che non si limitava a tirare pugni e basta, ma straparlava e dava fastidio. Non l’ho trovata. Più tardi, dando un’occhiata a Dagospia, mi sono accorto di averla avuta sempre sotto gli occhi, spiattellata su Libero da Vittorio Feltri, per “gentile concessione di Edoardo Perazzi, erede di Oriana Fallaci”. Eccola. Mi sembra un documento del tempo e anche del giornalismo di Oriana, bravissima per carità, ma che non ho apprezzato da viva e non apprezzo ora. Eccola:
Un pagliaccio simpatico, allegro, e innocuo. Chi non ricorda con indulgenza le sue sbruffonate, le sue bugie, i suoi paradossi iniziati alle Olimpiadi di Roma quando mise in ginocchio ben quattro avversari, un belga un russo un australiano un polacco, e la medaglia d’oro non se la toglieva neanche per andare a letto, imparò per questo a dormire senza scomporsi, Dio me l’ha data e guai a chi la tocca. Continua la lettura di Quando Muhammad faceva rabbia