Terremoto la grande emergenza. Il titolo di Repubblica lo capisco ma non mi piace. Perché la parola emergenza evoca la necessità di una risposta eccezionale, davanti a un accadimento imprevisto. Purtroppo un terremoto in Italia è sempre da mettere nel conto. E la risposta “eccezionale” da anni la vediamo spesso solo in televisione. È un fatto che le chiese di Norcia non siano state puntellate dopo il sisma di agosto, per essere sbriciolate a ottobre.

Gli sfollati resistono: la casa è qui, scrive il Corriere. Sono matti costoro che preferiscono il gelo e la desolazione, che non si vogliono trasferire “dalle macerie al mare”? Forse pensano che “qui”, dove la loro vita si è sbriciolata, per qualche mese resteranno le televisioni, i giornalisti e i riflettori. E sotto i riflettori qualcuno forse gli risponderà. Ricoverati al mare diventerebbero assistiti. Un costo da pagare ma che si può dimenticare.

Natale nei container. Promessa di Renzi – preoccupato dal freddo che farebbe sotto le tende – che la Stampa sceglie come primo titolo. Sembra, però, che i diretti interessati preferiscano una tenda subito, per poi mangiare il panettone – se la promessa fosse mantenuta – in un container e, chissà, magari la colomba in una casa vera, dove era la loro.

L’Europa è insoddisfatta. Dei conti che l’Italia ha messo in finanziaria e che non sembrano in regola con il rigore scritto dai trattati e preteso dai tedeschi. L’Europa sbaglia, vista dall’America, appare afona, impietrita mentre forze possenti prendono a stritolarla.

Ritorna la deflazione, scrive il Sole24 Ore: “A ottobre i prezzi scendono dello 0,1%”, la ripresa, già debole, può esaurirsi del tutto. Dunque è giusto reagire, provare a cambiare la politica europea. Magari dicendo forte che l’Italia deve investire – come dovrebbe fare anche la Grecia – e dunque non rispetterà il vincolo di bilancio. Questo chiedono anche i 5 Stelle.

Renzi e Padoan invece invocano “flessibilità”. Insomma sostengono di voler essere rispettare trattati europei e filosofia tedesca, ma chiedono “flessibilità”, in pratica di poter sforare per il terremoto e l’immigrazione. Però in finanziaria sono previsti appena 600 milioni per il terremoto. Junker e Moscovici non hanno visione ma sanno far di conto.
Castagnetti e Sacconi non vogliono votare. Non il 4 dicembre. Siamo seri – dicono – occupiamoci del terremoto. Renzi ha replicato “voi lo dite”. Forse non ricordava che una frase analoga fu presa come conferma e non negazione. L’impressione è che tutti aspettino la decisione del Tribunale di Milano: se accoglierà il ricorso di Onida, referendum sospeso e Consulta chiamata a decidere se sia ammissibile il quesito referendario. La stessa Consulta che deve pronunciarsi sull’Italicum. Il rischio per Renzi è che, alla fine, delle sue riforme resti poco. Il vantaggio è di non correre il rischio di una sconfitta nel voto popolare.

Anche Hillary, se potesse, rinvierebbe le elezioni. I sondaggi la danno appaiata con l’impresentabile Trump. C’è la grana delle nuove mail scovate dal FBI cui si aggiunge il sospetto che si sia rinunciato troppo in fretta a indagare su interessi e rapporti d’affari che sorreggono la Fondazione Clinton. Se alla fine (come spero) gli elettori non avranno lo stomaco di votare per Trump, il paese potrebbe trovarsi con un presidente detestato dalla metà degli americani e con una opposizione che si riprende camera e (forse) senato.

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