Atterro a Jfk sul fare della sera. “Io voto Clinton”, mi dice il tassista; per lui, americano bianco e di mezza età, chi ha letto qualcosa, e ha cercato di informarsi, non può che votare per Hillary, gli altri si fanno sedurre da Donald. Certo, c’è il pasticcio delle mail. Tardo un po’ a capire che ci sta dando una notizia. Proprio così, l’FBI ha riaperto l’inchiesta sulla candidata a soli 10 giorni dal voto. Ha scoperto nuove mail del Dipartimento di Stato, seguendo una pista sessuale in cui sarebbe coinvolto Anthony Weiner, ex deputato democratico, soprattutto marito di Huma Abedin, braccio destro della candidata Clinton. La quale ultima avrebbe tenuto nel suo computer le mail della Clinton, al tempo in cui era Segretario di Stato. Ma perché se le teneva, soprattutto perché se non erano ancora note.“È un affare più grosso del Watergate”, dice Donald Trump, che si vede di nuovo in corsa e per di più con un calcio nel sedere straordinario e sorprendente, che potrebbe proiettarlo nel prato della Casa Bianca.

Hillary reagisce. Convoca una conferenza stampa e intima all’FBI di rendere pubbliche tutte le mail, senza perdere tempo. Deve a tutti i costi evitare che plani il sospetto. Che questa storia rilanci tutti i dubbi sulla sua opacità, sui troppi rapporti col potere, sulla tendenza a non dire o a dire in parte. Hillary non è amata e lo sa, fino a ieri veniva data sicura vincente ma per gli spropositi detti e fatti da Trump, non perché sia risultata convincente. Per questo, aveva messo da parte l’orgoglio, che certo non le difetta, aveva ripreso a citare Sanders, si era platealmente aggrappata alla popolarità e al feeling della rivale Michelle Obama. Questo colpo basso, da parte della FBI, che non è un’agenzia tecnica, ma che da sempre fa politica e dovrebbe essere ben cosciente dell’effetto devastante che un’indagine sulla candidata favorita, può avere in questo delicatissimo momento.

Il resto, che leggo nei giornali italiani, forse per via del jet lag, mi pare poca cosa. Renzi che convoca la sua manifestazione per il Sì. La lite con Orban, Benigni beccato a guidare contro senso e privato della patente, le indiscrezioni che danno un Berlusconi convertitosi al proporzionale e non interessato a una maquillage dell’Italicum. Poi De Mita che diventa per una notte l’anti Renzi, Mattarella che va in Israele, dove pare che un ministro di Netanyahu abbia detto che, con il terremoto, Dio avrebbe punito noi italiani per non aver votato la risoluzione dell’Unesco che faceva passare il muro del pianto, solo come monumento arabo, umiliando una delle tre religioni che hanno la loro culla nella città di Gerusalemme.

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