Draghi: la BCE pronta a tutto, scrive Repubblica e aggiunge “Le borse volano”. Ecco, la chiave del giorno: capire cosa voglia dire esattamente che la banca europea sia pronta a tutto. Provo a interpretare, anche se non sono un “esperto”, ma solo uno che segue e legge. La BCE è pronta a immettere denaro – e questo si sapeva -, è disposta a comprare titoli del debito pubblico di un paese che appaia in sofferenza – anche questa è piuttosto una conferma, sia pure non ovvia -, ma è pronta pure ad evitare, in ogni modo, nuovi fallimenti bancari. Ecco che Monte dei Paschi di Siena, banca finita per le note vecchie magagne nel tritacarne di alcuni grandi operatori finanziari (vogliamo chiamarli “speculatori”?), dopo la frase magica di Draghi si è subito ripresa, recuperando in un solo giorno il 43% del valore del suo titolo. Viva! Ma la seconda domanda, che nel buon giornalismo non dovrebbe mai mancare, è chiedersi come mai persino i mercati americani – lo sottolinea Financia Times – non abbiano dubitato della parola di Draghi. Perché – questo capisco – il Presidente della BCE ha rinsaldato la sua intesa con la cancelliera tedesca, Angela Merkel, e di conseguenza con la Bundesbank. Direi che l’austerità è finita, che l’ossessione del rigore è stata dall’asse Berlino Francoforte. Tanta grande è stata la paura di un nuovo 2008. Questo non vuol dire affatto, però, che Merkel e Draghi non proseguiranno ad assegnare “compiti a casa”. In un’intervista al Corriere, il presidente dell’Eurogruppo, Dijsselbloem, dopo aver indossato il guanto di velluto, “Renzi non è il problema, può sicuramente essere parte della soluzione”, sulle banche dice: “Alcuni paesi non vogliono discutere (della garanzia sui depositi), altri non vogliono parlare dei crediti deteriorati custoditi nei bilanci”. Insomma, dovremo garantire prima noi italiani per i nostri istituti di credito se vogliamo, poi, l’omblello europeo. Ieri Huffington Post aveva tirato fuori un interessante “papello” europeo secondo cui, anche per il debito pubblico di taluni paesi (Italia in primis), si può pensare a una “ristrutturazione” (diluendone il pagamento) ma questa cura dovrà essere prima di tutto a carico dello stato debitore.

L’arrosto e il fumo. Se l’arrosto è questo il fumo continua a spandersi denso sulle pagine dei quotidiani. “Renzi, affondo su Junker” dice Maria Teresa Meli, secondo cui il 29 gennaio il premier affronterà la Merkel chiedendole flessibilità per i conti italiani e “le dimissioni (riparatrici) di Martin Selmayr, capo di gabinetto di Juncker”. Stampa e Repubblica confermano, salvo a dar conto in piccoli, ma preziosi, trafiletti dell’aria che tira in Europa. Per esempio di un’analisi di Le Monde che paventa “il rischio Italia” e, pur riconoscendo a Renzi i suoi meriti, lo accusa di attuare una pericolosa strategia della tensione nei confronti dell’Europa: “L’alternanza di bacchettate e riconciliazioni, secondo le regole della commedia dell’arte, risponde a due obiettivi: dirigere l’agenda mediatica e politica e aderire a un’opinione pubblica diventata in maggioranza diffidente, se non ostile, nei confronti di Bruxelles”. Renzi il populista, per dirla con Revelli. In verità credo che l’asse Draghi-Merkel rafforzi Mattarella, Padoan, Mogherini e tutti coloro che consigliano prudenza al premier.

La cucina del più grande progresso politico mai realizzato. Eh sì, Matteo Renzi si è detto fiero – e dal suo punto di vista non ha torto – delle realizzazioni del governo (dal jobs act alla riforma della scuola, dallo sblocca Italia all’Italicum) ma ogni volo pindarico – purtroppo – ha poi la sua ricaduta nel pentolone delle cucina. Così Alfano e Verdini sono stati immediatamente pagati per aver garantito 180 voti -19 in più di quelli indispensabili – alla riforma del Senato. Presidenze e vice presidenze delle commissioni Parlamentari. Insorge all’unisono l’ex minoranza Pd – che in aula ha lasciato Tocci solo a votare contro -. I giornali comprendono il disgusto di Cuperlo, Bersani e Speranza ma stigmatizzano il ritardo con cui ogni volta protestano e l’incapacità di indicare una prospettiva: “Dem in subbuglio ma senza sbocco nella coalizione a fisarmonica”, scrive Massimo Franco per il Corriere. Il manifesto e il Fatto si consolano invece con la fronda pugliese: “Asfaltato”, titola il manifesto, “la consulta accoglie il ricorso dell’ex governatore Vendola e boccia il decreto sblocca Italia. Il Fatto invece intervista (e non è la prima volta) il governatore in carica, Emiliano, che dice: “Sblocca Italia bloccato e ora evitiamo Carrai”. Infine ho visto ieri una puntata interessante di Piazza Pulita su Banca Etruria. Il succo? Non si evidenziano reati o palesi conflitti di interesse nell’operato dei ministri, ma il fetore delle loro relazioni nella provincia toscana si diffonde per l’aere.

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