Il testo che segue è stato scritto da Walter Tocci. Lo pubblico anche in questo blog perché mi pare interessante. Condivisibile anche da chi, come me, ha fatto scelte diverse da quelle di Walter. CM

Prima la politica per Roma, poi i candidati
Si ripete il vecchio copione. Il Pd romano si ripresenta alle elezioni senza un programma credibile. Affida alle primarie il compito improprio di sciogliere i nodi politici. Seleziona i candidati nel recinto di partito, sempre più angusto.
Sono gli stessi errori del 2013. E’ sconcertante ripeterli oggi, soprattutto dopo il crollo del nostro governo cittadino, una sconfitta che ci riguarda tutti. Sarebbe invece il momento di tentare soluzioni nuove, di immaginare scenari inediti, di alzare lo sguardo intorno a noi. Ci vorrebbero umiltà e coraggio. L’umiltà di riconoscere la sconfitta e di ripartire sapendo che non bastiamo a noi stessi. Il coraggio di mettersi in discussione per tornare a servire la città.
Nei mesi passati mi è capitato di fare tre proposte. Sono ancora valide, anche se si è perso tempo utile. Le riassumo qui, prima che sia troppo tardi.
1. Per vincere a Roma bisogna mobilitare le migliori energie del cambiamento, le passioni civili, le competenze di governo, le esperienze sociali. Il Pd promuova una lista civica del centrosinistra. Spetta a noi offrire l’occasione di un campo aperto per elaborare un ambizioso progetto di città e selezionare una nuova classe dirigente in grado di attuarlo.
Mettere da parte il simbolo di partito non sarebbe una rinuncia, ma un investimento per la riscossa del centrosinistra romano. Con orgoglio potremmo mettere a disposizione del movimento civico i nostri migliori amministratori e un patrimonio di idee e di esperienze. La nostra generosità solleciterebbe l’impegno diretto di tante personalità cittadine e soggetti sociali. Sarebbe la novità politica in grado di suscitare le speranze di rinascita della capitale. Sarebbe l’unico modo per battere la demagogia grillina e il ritorno della destra del malaffare.
2. Il commissariamento del partito ha avuto il merito di difendere l’onore del Pd nella bufera di Mafia capitale e di ricostruire una presenza almeno in alcuni territori. Ma il suo compito è esaurito e il prolungamento può diventare una debolezza. Sarebbe curioso chiedere agli elettori il mandato per governare la città senza aver prima risolto il governo del nostro partito. Bisogna convocare il congresso prima delle elezioni per riformare radicalmente l’organizzazione. Finora è prevalsa un’inversione tra gli effetti e le cause, scaricando tutte le colpe sui circoli, senza rimuovere le filiere di potere che opprimono la base del partito.
Oggi esso è come un brand che viene utilizzato dai notabili per gestire il consenso personale nel territorio. È un ceto che gestisce lo status quo, impedisce le riforme e chiude le porte alla partecipazione politica dei cittadini. L’obiettivo del congresso è fondare il vero partito dei democratici che organizza le passioni e le intelligenze per il cambiamento. È il Pd che sognammo ormai dieci anni fa. Ed è un sogno che possiamo ancora realizzare.
3. La crisi della politica ha prodotto un degrado irreversibile dell’amministrazione. Non è più il tempo dei pannicelli caldi. Bisogna eliminare il vecchio Comune di Roma, ormai fuori misura, troppo grande per gestire la vita di quartiere e troppo piccolo per regolare le trasformazioni di area vasta. Le sue funzioni vanno trasferite agli attuali Municipi e alla nascente Città metropolitana. Si potrebbe votare a giugno per queste nuove istituzioni con la legge elettorale utilizzata in passato per le province, basata sui collegi uninominali, in modo da evitare la lotta per le preferenze che è l’humus del malaffare. Basterebbe una modifica di poche righe della legge Delrio, che ho già depositato in Senato. Il Pd deve farsi promotore della riforma istituzionale della capitale, proponendo agli altri partiti un accordo prima delle elezioni. È interesse di tutti che chi ottiene la fiducia degli elettori possa attuare il programma mediante uno strumento amministrativo moderno ed efficiente.
Se bastano dieci giorni per la doppia lettura della revisione della Costituzione – come è sotto gli occhi di tutti – si può trovare il tempo per concordare un piccolo emendamento alla legge Delrio. Se gli altri partiti non fossero disponibili, il Pd inserirebbe la proposta nel suo programma elettorale, impegnandosi a realizzarla in caso di vittoria. Invece di chiudersi nella conta interna per i candidati, si presenterebbe agli elettori come il partito che vuole ricominciare a occuparsi del futuro di Roma.
PS. Ringrazio i tanti amici che per eccesso di stima mi consigliano decisioni avventate. Ma la mia candidatura non è mai esistita, è un’invenzione del chiacchiericcio politico-giornalistico. D’altronde, le esperienze più appassionanti non si ripetono mai. E poi la mia generazione ha consumato il suo tempo. Come militante di sinistra continuerò l’impegno di una vita per il bene della città.

 

 

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