Una miccia accesa nella polveriera. Preferisco il titolo del commento sul Corriere, perché i titoli di testa, vuoi perchè scontano che i lettori siano poco informati, vuoi perchè temono di dire, mi paiono fuorvianti: Repubblica. “L’Ira sciita per l’ìmam giustiziato”; Corriere, “La rivolta degli sciiti contro l’Arabia”. Il manifesto, “Il giorno del boia”. Sì, è stato il giorno del boia, La monarchia saudita, che annega nei petrodollari, ha messo in scena lo spettacolo più barbaro: l’esecuzione in massa di 47 oppositori. Ma uno dei 47 era l’imam sciita Nimr Al Nimr, leder della primavera araba. Il suo assassinio è più che una barbarie.

Un deliberato atto di guerra. Un altro missile, dopo quello turco che ha abbattuto il jet russo. Non a caso lunedì Erdogan era a Riyad per stringere alleanza con il re saudita Salman. Arabia e Turchia temono che sciiti iraniani, sciiti iracheni, curdi, quel che resta dell’esercito di Assad sostenuto dai russi, costringano alla fuga i miliziani del Daesh e vincano in Iraq e Siria. Turchia e Arabia preferiscono scatenare una guerra di religione, musulmani sunniti (rappresentati sul terreno da gruppi terroristi e wahabiti) contro musulmani sciiti. La posta immediata è costringere Stati Uniti, Francia e Nato a cambiare campo, a vedere nella Russia, e non nel Daesh, il nemico più pericoloso. Ad abbandonare i Curdi e a bloccare (gli Stati Uniti) il processo di pace con l’Iran. Il rischio che tutti corriamo – ma che solo Papa Francesco ha osato dirlo – è che la guerra per il dominio del Medio Oriente diventi guerra mondiale.

L’Europa ripeterà l’errore di Monaco? Il 29 e il 30 novembre del 1938 Francia e Gran Bretagna accettarono che Hitler occupasse i territori cecoslovacchi dove vivevano i sudeti. Dissero sì al diritto del popolo tedesco di riunirsi a scapito di altre nazioni e di altri stati. Salman d’Arabia e Erdogan il turco chiedono ora che da Bagdad a Damasco, dallo Yemen al Libano la terra dell’islam resti sunnita, pervasa da un fondamentalismo settario che impone un salto nel passato di 1400 anni, al tempo in cui visse Maometto. Fondamentalismo che è da sempre l’istrumentum regni dei discendenti di Al Saud e sembra a Erdogan lo strumento per distruggere i curdi e farsi sultano. Un Islam Wahabita – dicono – ma amico dell’occidente. Dal 2001 delle torri gemelle sappiamo che non funziona, ma facciamo affari con Ryhad, la Turchia e nella Nato e Netanyhau teme più l’Iran che l’Isis o i palestinesi senza stato.

La Santa Sede riconosce lo stato di Palestina. Proprio ieri, curiosa coincidenza, si è compiuto un processo lungo 15 anni. Yehoshua apprezza: “un fatto molto positivo, si pronuncia chiaramente a favore della soluzione dei due Stati, non posso che sostenerlo con tutto il mio cuore”. Il governo di Israele si indigna. Meglio la guerra che i rischi della pace.

Povera Rai che si illude e affonda. Quando mia figlia ci ha detto “Guardate che Rai Uno sta facendo cominciare l’anno un minuto prima”, non volevo crederle. Non mi ero accorto della bestemmia sullo schermo, avevo vagamente percepito un programma banale e volgare, in onda da Matera per celebrare i fasti dell’Italia renziana. Si è scatenato un putiferio: l’Osservatore Romano ha scritto che non è servizio pubblico – bella scoperta – i renziani Anzaldi (Vigilanza) e De Siervo (Rai Com) hanno chiesto la testa di Leone (direttore di Rai Uno) e poi a pioggia di tutti i dirigenti. Che devo dirvi? Il governo non ha voluto una vera riforma. Sapendo quanto fosse indispensabile, per tenere legata la Rai alla sua corda. Una corda lunga, con cui impiccarsi. Prima o poi interverrà il rottamatore a dire basta. Basta Rai sul mercato, solo programmi educativi e culturali, cassa di risonanza per riforme come quelle dei beni culturali e della scuola, il resto, tutto, ai monopoli privati, con cui trattare da Palazzo Chigi.

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