Il fantasma del Brexit affonda le borse. Il titolo è questo, ma spiegare perché non è semplice. Azzardo che un’Europa senza il Regno Unito metterebbe in pericolo l’egemonia tedesca e di conseguenza, visto che una diversa egemonia non si intravvede, l’Unione stessa. Der Spiegel va in edicola questo week end con un doppio titolo, in tedesco e in inglese, “Bitte geht nicht!” – “Please don’t go”: “Per favore, non andate via”. E pubblica un’intervista in cui anche Schäuble parla ai tedeschi e agli inglesi. Ai primi dice: “non possiamo spingere per più integrazione come risposta al Brexit”, agli inglesi «In is in, out is out», “dentro è dentro, fuori è fuori”. Non pensiate, dunque, di poter restare nel mercato comune se uscite dall’Unione. La verità è che il trauma di perdere Londra e di vedere allontanarsi la City si potrebbe curare solo rilanciando l’integrazione: un’Europa continentale con una moneta, l’Euro, ma anche con una politica economica e una politica estera condivisa, e istituzioni democratiche comuni. Ma i tedeschi non vogliono legarsi a doppia mandata con i paesi mediterranei – Italia e Spagna – e neppure con la Francia, poiché da tempo il motore franco tedesco è solo made in Germany. Dunque? “Il genio della possibile separazione, dopo Brexit, sarà per tutti fuori dalla bottiglia”, dice ancora Schäuble. Non resta che lanciare dalla Germania un goffo appello agli inglesi: restate, vi conviene come conviene a noi. Manca, tragicamente manca, un’idea di sinistra per l’Europa, un compromesso storico tra europa continentale e mediterranea, che combatta la corruzione ma rinunci al rigore. Manca l’idea di una Europa non protezionista ma al tempo stesso capace di porre limiti al capitale finanziario, manca l’idea di un New Deal europeo. È vero, nel medio periodo, uscendo, gli inglesi si daranno la zappa sui piedi, ma con il referendum metteranno in crisi un’Europa che non sa decidere.

Con il No, paese ingovernabile, ancora Renzi. Stavolta tra i “giovani industriali”. Titolo di Repubblica. Un’obiezione la troverete su La Stampa che racconta la “gara (torinese) all’ultimo voto” tra Fassino e Appendino e poi commenta. “il disagio sociale nelle urne”. Nel confronto Sky, la candidata a 5 Stelle ha incalzato il sindaco Pd, citando la Caritas, parlando dei troppi poveri a Torino della “città divisa in due”. L’editorialista Emanuele Felice spiega a Renzi come la sua strategia sia ancora quella degli anni 90 e della Terza Via: mira alla conquista degli elettori indecisi del centro. Ma una tale linea ha senso con un sistema bipolare, il nostro è tripolare. Dunque le riforme di Renzi – e l’italicum – non garantiscono governabilità, non spingono ciascuno dei due poli a convergere verso il centro, al contrario trasformano il voto in una roulette russa e la democrazia in un Suq dove ognuno grida più forte per vendere la merce e i clienti, storditi, se ne vanno. Populismo e astensione.

Il café de flore con una montagna di rifiuti davanti: è l’immagine degli Europei di calcio che si sono aperti ieri sera con la vittoria 2-1 della Francia sulla Romania e che sono segnati, oltre che dalla paura di attentati islamici e dalle risse degli hooligan, dagli scioperi degli autoferrotranviari della Cgt e dall’agitazione dei piloti di Air France. Le eboueurs, gli spazzini, scrive oggi Le Figaro, hanno il doppio di incidenti sul lavoro della media nazionale, una speranza di vita più bassa, un mestiere difficile da accettare: “per via degli odori – scrive la revue Sciences Humaines – i neo assunti non riescono a mangiare durante i primi giorni di lavoro”. Ora questi lavoratori sono in sciopero, ma Parigi è Parigi e il sindaco, Anne Hidalgo, peraltro una delle speranza de la gauche, ha promesso di far ripulire la città, ricorrendo a ditte private. In Italia, intanto, il governo ha promesso di correggere il jobs act a proposito dei voucher: il loro uso, e l’identità del lavoratore che con i voucher viene pagato, dovranno essere comunicati via sms. Una misura che dovrebbe ridurre gli abusi ma che non fermerà, da sola, la precarizzazione del lavoro che ormai dilaga. Mi fermo qui. Buongiorno.

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