La “gente” non li vuole. Scontri e blocchi per respingere i bus dei profughi, scrive il Corriere. Per la Stampa è stato “il giorno della rabbia”. Per Repubblica si tratta di una battaglia infinita”. La cronaca dice che a Treviso un gruppo di residenti si è lagnato con Zaia e i profughi sono stati dirottati altrove. A Roma analoghi residenti, preoccupati per l’ordine e la sicurezza, si sono fatti difendere da Casa Pound: dopo tafferugli e momenti di tensione, il prefetto ha imposto la presenza degli indesiderati. Da gennaio – scrive Ilvo Diamanti- la paura dei migranti è cresciuta di 9 punti, dal 33 al 42 per cento. Ma la maggioranza degli italiani condanna regioni e comuni che rifiutano di accogliere una quota di profughi. E una forte maggioranza si dice ancora favorevole a concedere la cittadinanza italiana ai figli dei migranti.

Accogliamoli ma non a casa mia. Diamanti sintetizza così. E non c’è dubbio che il sentimento di insicurezza, di ansia e perfino di paura che il nero e il povero suscitano in tanti italiani sia impastato di cose diverse. La crisi -lo sappiamo- suggerisce il transfert: sto male e me la prendo con lui che non c’entra ma è diverso. Poi l’insoddisfazione e il senso di impotenza con tui tanti vivono lo Stato, funziona da alibi. Pago troppe tasse, nessuno mi protegge, ladri o inefficienti mi portano quei poveracci sotto casa: e io dico no. Si capisce che fascisti e leghisti abbiano gioco facile. Non si capisce perchè il governo non provveda, non offra ricoveri sicuri e discreti ai miganti, non venga incontro al disagio delle borgate, non riporti un minimo di ordine nelle stazioni.

La prevalenza del gentismo è il titolo di un interessante articolo di Nadia Urbinati per Repubblica. Il gentismo -la gente ha ragione, noi siamo con la gente – sarebbe l’ideologia del Movimento 5 Stelle. Un movimento che non si può definire “populista, non avendo voluto trasformarsi in partito, ma non è neppure solo un movimento d’opinione. Ricordo, tanti anni fa, che gli ottimati -e Forattini ne fece una vignetta- accusavano Curzi e Tele Kabul di parlare troppo della “gggente”, in romanesco con tre g. Curzi però credeva nella sinistra e in una palingenesi del suo Pci: la gente serviva a richiamare il partito ai suoi doveri. Ma per M5S? Il modo con cui stato e sinistra trascurano la gente potrà portarli al governo in qualche regione e grazie all’Italicum – chissà- anche a palazzo Chigi. E poi? Con il gentismo come ideologia non si governa se non alla giornata.

Ora Crocetta torna vittima. La procura di Palermo ripete che quell’intercettazione non esista. L’Espresso conferma. Di Crocetta il Corriere scrive “Resta in sella”. E gli chiede di restare anche Raciti, segretario siciliano, in polemica con Renzi e con il suo vicerè Faraone, il quale questa mattina accusa il presidente di usare lui “il dossieraggio come metodo di governo”. Intervistata dal Fatto, Rita Borsellino teme che anche questa storia, come spesso capita a Palermo, finisca in “un buco nero”. È possibile. Crocetta e il Pd siciliano si fanno la guerra da anni ma il voto non conviene a nessuno, se non alle opposizioni. Dunque, si copra la spazzatura con il tappeto.

No presidente, si dimetta. Per essere stato incauto nel dare fiducia e nell’aver frequentato fino a ieri un gaglioffo che dice cose immonde, se la telefonata esiste. Per non subire ancora il massacro di cui si ritene vittima, se siamo davanti a un falso costruito ad arte. Si ribelli, vuoti il sacco, metta alle strette quegli “amici degli amici” che dall’interno le hanno fatto la guerra. Ma così si perde? Meglio che apparire, ed essere, pupi di un gioco al massacro sulla pelle dei siciliani, dei Borsellino, della pubblica decenza.

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