L’Italia secondo Renzi. Viviamo “un bel momento, con buona pace dei gufi e dei profeti di sventura. L’occupazione cresce di 200mila unità..la fame nel mondo di Italia tira”. Immigrazione? “I numeri sono appena più alti dell’anno scorso: avevamo 53.827 persone, siamo a 57.167”. Ma “diciamolo chiaro: le risposte che l’Europa sta dando sono insufficienti. Va cambiato il principio sancito a Dublino”. La Grecia? “Alexis si è affidato alla Merkel” peggio per lui, noi “non possiamo pagare le baby pensioni a loro dopo aver fatto tanta fatica per toglierle agli italiani”. Azzolini? “Leggeremo le carte. Se emergerà il fumus persecutionisvoteremo contro l’arresto”, se no a favore. De Luca? “Esiste una contraddizione, perché de Magistris e De Luca sono nella stessa situazione, non si capisce perché uno dovrebbe essere sospeso e l’altro no.” Mani libere, però “senza interventi ad personam”. Dopo Putin, i rapporti con Obama? “Ottimi. Obama ha più volte espresso apprezzamento per le riforme italiane che al G7 ha definito “coraggiose”.

 

E Roma? “Ho rispetto per Ignazio Marino.Non possiamo però sottovalutare il messaggio che viene da Roma. Tuttavia la questione scioglimento per mafia non esiste, dovremo affrontare politicamente (in sede Pd) la questione Roma”. Tutto e niente! I numeri in Senato? “i numeri sono più solidi del passato. Se poi deputati e senatori si sono stancati di noi, basta togliere la fiducia delle Camere e vediamo chi prenderà quella dei cittadini”. Elezioni? Come, con quale legge, con che partito? Buio pesto. I soldi di Buzzi -aveva chiesto ieri il Fatto- “Il Pd troverà il modo per restituirli”. Cambiato il vento nei suoi confronti? “Dopo quindici mesi di governo sono più convinto di prima che il nostro Paese tornerà a guidare l’Europa. I nostri figli staranno meglio di noi”.

 

La seconda domanda? Mancava, perché -dimenticavo- l’intervista è stata regalata alla retroscenista del Corriere, quella che si vanta di sentire Renzi 10 volte al giorno. E qua casca l’asico. Se fossi Sensi, avrei consigliato al premier di chiamare Gramellini, che ieri lo aveva definito “leader imbalsanato”, per offrire a lui l’intervista. Sull’economia lo avrei indotto a rispondere a Ricolfi, Sole24Ore, che oggi scrive “la produzione industriale fluttua, il debito pubblico cresce, la spending review in grave ritardo, lo spread in aumento”. Sull’immigrazione, a dialogare con Adriano Sofri e Marek Halter che scrivono per Repubblica sul nesso tra esodo e guerra. Suvvia, persino Hilary Clinton tenta di recuperare a sinistra! Su Roma,poi, o l’una o l’altra: o con Marino -come Zagrebelski-perchè tagli tutte le teste che vanno tagliate, oppure elezioni subito. Su De Luca, Scalfari gli ricorda che non sospenderlo lo renderebbe responsabile di “abuso d’ufficio”.Che ci azzecca De Magistris? Infine sul Pd, perchè non rispondere a Barca, che gli chiede di lasciare la segreteria o il governo e di cacciare i capi bastone?

 

Roma lo ha già ingoiato. Matteo veste Ferragamo, adora i vertici, se la racconta come gli piace. Confonde lo storytelling con la realtà ed è ormai progioniero dei lanzichenecchi che aveva lanciato, messaggeri del verbo, alla conquista di giornali e televisioni. La sua unica forza è la mancanza di una alternativa politica, la terra bruciata che s’è fatto e che gli hanno fatto intorno. Come a Quemada dopo l’impiccagione di Josè Dolores, come nella Casbah di Algeri dopo la battaglia, il potere prova a sopravvivere alle sue promesse. Ma sia il colonnello Mathieu che William Walker sapevano come la storia, alla fine, abbia bisogno di un senso, la politica di una visione : «Meglio sapere dove andare senza sapere come, che sapere come andare senza sapere dove.»

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