La faccia del bambino Omram, “a metà coperta dal gesso delle macerie e a metà dal sangue, dice sulla guerra quello che nessuno riesce a raccontare con le parole”, scrive Dacia Maraini. Oggi quella faccia, che parla del martirio di Aleppo, è sulle prime pagine di tutti i giornali. Memento o sigillo per una rimozione? Staffan De Mistura, funzionario dell’Onu e persona per bene, ha sospeso gli aiuti alla città assediata. Cioè ha detto al mondo quello che già è nei fatti: la guerra tra i ribelli (ormai affidati ai gruppi terroristi islamici) e russo-siriani è talmente feroce che gli aiuti non arrivano in città da mesi. La Russia ha allora proposto una tregua di 48 ore. Proposto, non dichiarato. Vuole trattare, chiede che qualcuno fermi per due giorni anche i ribelli, teme di vedersi sfuggire la preda, gli islamisti semi accerchiati. Intanto l’aviazione di Assad ha bombardato un caposaldo curdo: è la prima volta, ed è probabilmente un invito ai Russi perché imbarchino Erdogan (oltre all’Iran che fornisce milizie combattenti e da qualche giorno le basi da cui partono i bombardieri Tupolev) in una soluzione finale del conflitto. Soluzione che terrebbe fuori dai giochi le potenze occidentali, sconterebbe decine di migliaia di “ribelli” morti, per costruire condizioni vantaggiose da cui poi trattare una pace più duratura. Con chi, con i Sauditi, con la mediazione di Israele?

Del burkini, delle promesse di Renzi o del libro di Hollande? Di che parleranno nella trilaterale, che si terrà su una nave al largo di Ventotene, Angela, François e Matteo? Secondo Giannelli, ognuno guarderà da una parte diversa. Forse invece guarderanno alla medesima cosa: ai sondaggi, alla possibilità di ciascuno dei tre di confermarsi alla guida del proprio paese. Una stessa partita, dunque, ma che si gioca in tre campi contigui che sembrano non comunicanti, e cioè con gli elettori tedeschi con quelli francesi e con gli italiani. Proviamo a immaginare. In Germania si vota l’anno prossimo e la Merkel rischia poco a sinistra: la SPD non sembra in grado di presentare un candidato credibile alla cancelleria e neppure di sottrarsi a un eventuale nuovo governo di Grosse koalition. Il pericolo per lei viene dall’effetto dalla Brexit perché la Germania esporta tanto in Gran Bretagna. Il pericolo viene dall’immigrazione, perché l’apertura ai profughi siriani (e poi il patto con Erdogan per limitarne l’arrivo) le sta costando parecchio in termini di popolarità. Il pericolo viene dalla crisi, ormai evidente, della Europa a trazione tedesca. La cancelliera non è pronta per uno scenario b e dunque dovrà provare a tenere in piedi l’Unione com’è. Rigore in economia, prudenza su migranti e guerra.

Per Hollande la situazione è quasi disperata. Nel libro che ha dato alle stampe scarica parte della sua impopolarità sul suo primo ministro (Valls) che “non sa parlare ai francesi”. E annuncia che si candiderà per un secondo mandato (elezioni nel 2017) qualora ci fossero le condizioni di vincere. Che vuol dire, visto che i sondaggi lo danno terzo ed escluso nel ballottaggio per le presidenziali? Che Hollande è convinto che Sarkozy vincerà le primarie con Juppé e che si presenteranno al voto due destre spaventose, quella della Le Pen e di quella dell’ultimo Sarkozy. Questo spaventerà l’elettorato di sinistra e Hollande spera di poter convincere i Montebourg e i Mélenchon a lasciargli il passo. Lo aiuterebbe ottenere un qualche successo contro terrorismo jihadista e Daesh e forse lo aiuterebbe una vittoria di Trump l’8 novembre, per il terrore che diffonderebbe a sinistra. Alla fine penso che Hollande perderebbe lo stesso, ma passerebbe come il leader, sconfitto, di una Francia ragionevole.

E il nostro? Bonus e sgravi, Germania permettendo. Eh sì, credo che Matteo Renzi (con l’avallo di Padoan) stia preparando la finanziaria più fantasiosa della pur fantasiosa storia delle italiche promesse (non mantenute). Non solo i contratti per gli statali (8 miliardi), né la rassicurazione che l’Iva non aumenterà (15 miliardi per evitare che scattino le cause di salvataggio), ma anche un aumento dei bonus agli imprenditori e persino la riduzione dell’Irpef, imposta che tartassa i ceti intermedi. Scrive il Corriere: “ma la simulazione del governo lasciano pochi spazi alla trattativa con Bruxelles”. Nel 2017, infatti il deficit dovrebbe salire al 2,9% e e il debito al 134% del PIL. Che spazi avrà l’Europa di dire sì? Pochi, ma il nostro cavaliere coraggioso non demorde. L’idea sarebbe quella di scrivere un castello di balle, farle approvare dal parlamento, vincere il referendum costituzionale e poi nel 2017 si vedrà. A Hollande e Merkel dirà: se cado io, a ruota cadrete anche voi, dunque lasciatemi fare. Fino a dicembre. In Italia avremo Renzi penitente, che non personalizza più, che sfida di meno e promette lunga vita alla legislatura, e candidature alla minoranza qualunque sia la legge elettorale con la quale nel 2018 andremo a votare. Prestigiatore.

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