Blatter l’inflessibile. Aveva preteso punizioni esemplari per il calciatore che tocca l’avversario da dietro, o simula di aver subito il fallo, o si toglie la maglietta in campo. Intanto, con le mani in pasta da trent’anni e da 18 capo assoluto del calcio, si era ritagliato un sistema di “corruzione rampante, sistemica, profondamente radicata”, Financial Times. Chi l’avrebbe mai detto! Semplicemente tutti, perché tutti sapevamo, anche noi distratti utilizzatori finali delle imprese gestatorie di Messi e Ronaldo. Però se un padrone del calcio, non solo ruba ma perde il senso del limite e decide di spostare il circo Barnum a Mosca, alla faccia delle sanzioni, allora si muove l’FBI e Blatter e i suoi sodali si nascondono sotto un lenzuolo, mentre li accompagnano in carcere.

 

Il popolo lava i peccati. Questo dice Enzo De Luca, intervistato dal Corriere: “Un minuto dopo la vittoria, puff” e fa il gesto di cacciare una zanzara fastidiosa. “La Severino è uno scandalo – prosegue – in certi casi puoi candidarti ed essere pure eletto ma poi non puoi governare. Una legge ad personam, fatta per sindaci, governatori, assessori. Siamo pazzi? È il frutto avvelenato di un impazzimento. Fanno le leggi a livello più basso di certi paesi subsahariani”. È possibile che la legge sia fatta male, scritta sotto la pressione del pubblico sconcerto davanti alle cifre della corruzione – ogni anno 60 miliardi in fumo -, può darsi che l’abuso d’ufficio -r eato che talvolta può configurarsi anche per un errore, un codicillo trascurato – non dovesse essere inserito tra quelli che danno luogo a inelegibilità. Ma è una legge dello Stato, come l’obbligo di portare il casco, di fermarsi alle strisce, di non superare i limiti di velocità. Ma per l’eletto la legge non vale. Possibile?

 

Partito della Nazione. La ragione per cui Renzi lo bacia e Guerini – il vice segretario – lo difende, è semplice. Il sindaco di Salerno è l’emblema del Partito della Nazione. Ha amministrato con un piglio sbrigativo che è piaciuto a molti concittadini, i quali lo hanno rieletto con il 74% dei voti, ora dà la scalata alla regione e se vince, grazie ai guai della destra, all’immaturità dei 5 stelle, allo scoramento di chi si astiene, nessuno lo potrà giudicare. Un sindaco, un Governatore, un Premier, eletti dal Popolo, grazie a una politica che sa dividere gli avversari, li sputtana e li asfalta. Democrazia esecutiva, si chiama. Rosy Bindi si affanna per presentare venerdì all’opinione pubblica la lista dei candidati che non dovrebbero esser candidati. Tra i partiti uniti che la frenano e i 5 Stelle che ne approfittano. La risposta del PdN la dà sempre De Luca: “500 candidati, nelle liste, come potevo controllarli tutti?” E poi, cosa contano?

 

Il bravo commentatore s’inquieta. Massimo Franco vede “il rischio di alimentare il partito degli astenuti”. Secondo Stefano Folli, “persino una franca vittoria del Pd, ammesso che sia a portata di mano, potrebbe non bastare, se dovesse lasciare il premier-segretario prigioniero delle beghe locali”. Marcello Sorgi teme una rimonta a 5 Stelle: “alle prossime elezioni politiche, che potrebbero arrivare prima del 2018, in ballottaggio andrebbero Renzi e Di Maio. E se Renzi rivincerà, com’è possibile, l’altra metà del cielo politico italiano sarà grillina. Non è poco”. Non è poco ma era tutto scritto: nella riforma costituzionale ed elettorale, nel jobs act e nella sfida che Renzi sta lanciando al mondo della scuola. Convinto di poter, solo lui, salvare l’Italia, il caterpillar al governo sta spianando il regime senza sapere come ricostruirlo. È un leninista senza rivoluzione, un De Gaulle senza visione. Quando lo capirà, nel 2019 o giù di lì, con l’ultimo colpo di politica, cancellerà l’Italicum. Lasciando il successore con la proporzionale e… un palmo di naso..

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