40 giorni al referendum, che strazio! Sbuca da ogni angolo, appare in tv su qualunque canale accendiate, a tradimento la radio ne diffonde la voce. E poi la e-news quotidiana, il retroscena del giorno, e quei tweet preziosi, grondanti buoni sentimenti e intenti ad accaparrarsi ogni merito. Le giovani marmotte, imparato a memoria il manuale, accorrono a sostegno. “Riforma federale, taglia i costi, riduce le immunità, dà zero poteri al Premier e li lascia tutti al Presidente, 800mila firme sono meglio di 500mila perché poi cala il quorum, o ora o non si cambierà mai, il meglio è peggiore del bene, o lui o il caos, con le imprese che smettono di esportare, lo spread che riprende a correre e gli investitori che scappano via”. La politica che vedo sui giornali, in televisione e nelle sedute del parlamento mi pare essersi ridotta a questo: il capo scout che arringa, le giovani marmotte che ripetono. E difendono, insultano e si atteggiano a vittime se qualcuno prova a rispondere. Bersani? Un birraio. D’Alema? Renzi con Obama, voi con Baffino. Il deputato Di Maio? Merita un terzo dello stipendio perché è presente a un terzo delle sedute. Direi che Renzi ha già vinto, perché questo sembra già un regime. Racconto unico: chi provvede per noi e chi gufa roso da livore.

Colpa dei giornalisti, direte. No, penso che stiate sopravvalutando la categoria. Certo in America giornali e televisioni stanno facendo a pezzi tutte le affermazioni del Trump. Ma Donald s’era messo fuori dalla tradizione repubblicana o democratica, comunque americana. Renzi è invece purissima tradizione nostrana. Fa la voce grossa con i deboli, crede nello stellone italico e vuol spezzare le reni dell’Europa. Promette di salvare la politica: naturalmente “spianando” gli altri politici. Poveri giornali, che devono fare! Mettersi contro il governo italiano, quello che ha la fiducia del parlamento (magari grazie a Verdini), quello che cambia la Costituzione come non riuscì né a Gelli né a Berlusconi?

Corriere e Repubblica provano ad aprire con la lettera di Bruxelles: “I rilievi dell’Europa”, “La manovra non va”. E, dunque, che vuole da noi questa Europa? Si lamenta per lo 0,1% di differenza nei conti? Osserva che il deficit crescerà anche l’anno prossimo e ripete che entrata una tantum vuol dire che entra una volta soltanto? Ma dai, siamo seri, a chi interessa se non a chi fiuta gli odori di Padoan e Moscovici! La forza del nostro trublione, individuo che deliberatamente semina disordine, che genera confusione, che fa ammuina, come sulle navi di Franceschiello, sta nelle altrui debolezze. Le istituzioni intorno che paiono di carta pesta, i politici intorno che spesso parlano con la lingua di pezza degli ubriachi. Il mondo sta cambiando: una flotta da guerra russa attraverserà lo stretto di Gibilterra, la Turchia partecipa già alla guerra contro Daesh bombardando i Curdi, migliori combattenti contro Daesh. Nella nuova Mecca del capitalismo finanziario e industriale si sono appena celebrati in pompa magna gli 80 anni dalla Lunga Marcia, del celeste comandante Mao. La nuova Thatcher promette una Brexit dura e i migliori clienti, banchieri e finanzieri, minacciano di andarsene. Ben venuto trublione: finché dura il caos, c’è spazio per te.

Siamo socialisti, caliamo le brache. In Spagna è andata così. 136 voti a favore, 96 contro, il comitato federale del Partito Socialista Operaio Spagnolo (!) ha intimato ai suoi parlamentari di astenersi sul programma del governo Rajoy. Governo ultra liberista e ultra centralista, formato da Ciudadanos e dal Partito Popolare, coinvolti in un paio di grossi scandali. E che gli viene in cambio ai socialisti? Ma la rispettabilità, per Dio! Anche loro, come ama dire Zanda ai senatori del Pd, con il loro sacrificio stanno salvando il Paese. In Spagna dalle terze elezioni in un anno. Garantiscono la stabilità: dell’abuso e del sopruso. Ora Iglesias e Errejón, insomma Podemos, potranno dirsi la sola vera forza della sinistra iberica. Ma l’andalusa Susanna Diaz, che sta dietro il golpe contro il segretario Sanchez, dirà che la vera sinistra sono loro, i socialisti che si genuflettono ma non si spezzano.

Ora i soliti Puffi chiederanno: e tu cosa proponi? Cari Puffi, capisco che voi, giulivi, cantate la canzone dei Puffi a voce tanto alta da non sentire altro. Lo scrivo da tempo che occorre dire la verità, tutta la verità. Scordiamoci la ripresa robusta tipo anni 60: senza compiere dolorose scelte di politica industriale, puntando sui settori avanzati e competitivi e rinunciando ai rami secchi, sgravi e bonus finiranno comunque nelle tazze dei water industriali. Scordiamoci la casa al mare, l’auto elegante le vacanze in albergo, i ristoranti stellati: i nostri figli dovranno consumare in comune, trasporti in comune, vacanze e seconde case in comune, la spesa in comune. Se vorranno sentirsi ricchi di futuro. Scordiamoci l’Europa mercato, con dentro una moneta, e i missili della Nato a proteggerla dalla Russia. O l’Europa difende i diritti del secolo dei lumi, rinvigorisce lo stato sociale garantendo tutele minime uguali per tutti, o difende le frontiere accogliendo chi arriva dall’Africa e dal vicino oriente e facendone una risorsa da problema che era, o sarà schiacciata dagli egoismi, dai populismi nazionalisti e di governo, e dal conflitto mortale prossimo venturo tra Hillary e Vladimir. Scordiamoci la pace come condizione naturale del nostro vivere, se non vogliamo trovarci in trincea senza sapere perché. E scordiamoci di poter cacciare i politici, perché chi li caccia spesso è peggiore del cacciato. Possiamo solo pretendere di eleggerli noi quei nostri rappresentanti, di poterli guardare in faccia e non votarli alla cieca una seconda volta.

Sì lo so, è musica vecchia. È ancora quella di Gramsci e di Gobetti, di Berlinguer o di Moro, di Foa o di Carniti. Sei rimasto lì, Mineo? Proprio irrecuperabile. Che volete, sto per compiere 67 anni. E non chiederei di meglio che poter andare in giro per librerie e musei, la sera al cinema, qualche volta al teatro. Va bene, avete ragione voi: ai giardinetti! Se così vi piace. Però se i tempi moderni sono quelli del Trublione Trump o del Trublione Nostro. Della pacifista Clinton o del sultano Erdogan, beh no. Dovrò continuare a strillare con la mia voce sgraziata, a scrivere con tutti i refusi, a battermi come fanno Sanders e Corbyn i quali sono nati ancora prima di me. Penso di doverlo ai miei figli, ai i ragazzi che incontro quando giro in provincia sostenendo le ragioni del No. Lo devo ai pensionati che non meritano l’oltraggio di chi vorrebbe che si sentissero in colpa dopo una vita di lavoro, lo devo a chi ha studiato un po’ la storia. E sa del serbo Principe e di un Arciduca che girava con la moglie. Sa che casus belli non è esattamente un premio alla bellezza. O magari si ricorda del Landru – Chaplin quando, mesto, osservava: il crimine al dettaglio non paga, quello all’ingrosso sì.

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