Bombe americane sulla Libia. Gli italiani, avvertiti per tempo, avrebbero condiviso, si preparerebbero a dare mano forte. Ecco il primo titolo dei giornali in edicola. Bombardamento necessario? Visto dalla Casa Bianca, sì. Gli eserciti che si confrontano a Sirte, sanno uccidere, riescono bene a distruggere, ma non sanno vincere. Così “l’esercito” raccogliticcio – varie bande tribali in divisa – del premier Serraj, quello che fu scortato dalla coalizione internazionale a Tripoli e lì resta protetto a vista, non riesce a cacciare dalla città che fu di Gheddafi le “milizie” del califfo, anch’esse disorganizzate e ed eterogenee, ma tenute insieme dal troppo sangue versato, che li costringe a combattere o a morire. D’altra parte, utilizzando questa “ultima” guerra “per por fine alle guerre”, come scrive Zucconi, Obama rende un favore alla candidata Clinton, lavando con le bombe il terribile rovescio che lei subì, da segretario di stato, in Libia nel settembre 2012 (assalto del Consolato di Bengasi e uccisione dell’ambasciatore Chris Stevens). Inoltre l’azione americana in Libia prova a “coprire” quel che sta succedendo ad Aleppo. Ieri è stato abbattuto un elicottero russo (morti i 5 dell’equipaggio) che portava provviste e medicine ai “governativi” che ora sono assediati dai “ribelli”. Cioè da un’alleanza tra i “moderati” del Free Syrian Army (Fsa) appoggiato dall’occidente, i salafiti e i sunniti del Jaysh al-Fatah al-Halab e i tagliagola di Al-Nusra. Tutti aiutati dall’Isis, che ora dirotta le sue minacce contro la Russia e Putin. Che ve ne pare? È guerra! Che prosegue la politica con altri mezzi – un occhio alle elezioni -, che bombarda ma viene a patto col caro nemico – specie se ricco di petrolio e depositi bancari -, nel caso in specie con l’Arabia Saudita. Che non si dispiace troppo quando il peggior nemico attacca l’alleato competitivo, in questo caso la Russia, nel mirino dell’Isis e accusata dalla Clinton di voler distruggere l’America aiutando l’anti americano, Trump. E noi italiani? Non ne parliamo in Parlamento, ci vantiamo di essere furbi e di minimizzare i rischi, ci sentiamo momentaneamente al riparo. Speriamo che lo stallone italico prosegua a proteggerci.

Banche sane, male solo MPS. Non è il titolo di oggi, è quello di sabato. Invece ieri il dio mercato ha bocciato il sistema bancario de Noantri: Unicredit ha perso 9 punti, affossando Milano. Meglio MPS, per via della promessa di metterci soldi freschi, in teoria soldi privati, in realtà garantiti dalla banca depositi e prestiti e quindi soldi nostri. Sabato Matteo era tornato Renzi e aveva cantato vittoria: un chicchirichì solo per il week end. Oggi la gelata e pure Monti lo fa a pezzi, sia pure in modo paludato e fintamente ossequioso, più ai potenti che ai lettori del Corriere. Apre una citazione di Draghi: “signor ministro, non tutti gli italiani sono cretini”. Poi Monti spiega: “Renzi allontana da sé il calice porgendolo ai suoi predecessori, in particolare Enrico Letta e il sottoscritto”. Ci accusa di non aver messo soldi pubblici nelle banche quando ancora era permesso (dall’europa). Ma se allora, che non era strettamente necessario, avessimo sostenuto il sistema bancario “con fondi dello Stato, avremmo aggravato la già precaria situazione dello Stato medesimo, con il probabile default. In tal modo, per risolvere un problema non esistente, ne avremmo creato uno gigantesco. Essendo gli attivi delle banche largamente investiti in titoli di Stato, con la geniale idea oggi sbandierata da Renzi avremmo travolto sia lo Stato sia le banche. In altre parole: invece di evitare all’Italia il disastro greco dello Stato, avremmo cumulato tale disastro con quello spagnolo delle banche”. Inoltre Monti osserva come l’intervista del premier in carica “oltre alla ripetuta (ribollita, mi verrebbe da dire) critica sulle banche, conteneva un nuovo capo d’accusa a noi «predecessori». Avremmo disseminato di trappole il cammino finanziario di Renzi, con diverse clausole di salvaguardia”. “Mi limito a riprendere quanto è stato scritto oggi da diversi commentatori. Su un totale di 16,8 miliardi di clausole di salvaguardia disinnescate nel 2016, 3,3 miliardi erano stati inseriti dal governo Letta nella legge di Stabilità 2014. Il resto erano clausole inserite dal governo Renzi nel 2015”. È un conflitto fra Titani, entrambi succubi del Kaos mercatista. Solo che uno, Renzi, le spara troppo grosse.

Assessore a 5 stelle, ci spieghi il suo milioncino (di consulenze). Così gridavano ieri, nell’aula consiliare di Roma, alcuni piddini grillizzati. La sindaca è corsa via dal figlio, l’assessora Muraro ha spiegato sul sacro blog di Grillo che lei quelle consulenze le ha avute ma che era tutto regolare, solo 79 euro al giorno – secondo chi fa i conti in rete sarebbero 279 – ma che il Pd ne approfitta per tentare “un golpe dei rifiuti”. Proprio il Pd che ha ridotto Roma com’è. Credo che abbia ragione Marcello Sorgi, il quale scrive sulla Stampa: l’errore della Raggi è “di essere venuta meno al principio numero uno del Movimento 5 stelle, la regola del «prima» e del «dopo». Pur avendo legittimamente messo le mani avanti sul disastro di Roma, attribuendone le colpe ai suoi predecessori in Campidoglio e al sistema di «Mafia Capitale», la Raggi, venuta «dopo», ha scelto come assessora all’Ambiente una donna del «prima», quella Paola Muraro che per ben 14 anni aveva collaborato con l’Ama con una consulenza molto ben retribuita, e negli ultimi tempi si era data a rappresentare gli interessi di un’altra ditta, la Bioman, appaltatrice dei servizi di «compostaggio», cioè di confezionamento dei rifiuti in attesa di trasporto e smaltimento”. D’altra parte, osserva Sorgi, chi l’accusa, “Daniele Fortini, incaricato nel gennaio 2014 dall’ex-sindaco Ignazio Marino di mettere a posto con le buone o con le cattive la suddetta Ama, nei due anni e mezzo in cui ha guidato l’Ama, cosa ha combinato? Per prima cosa ha fatto fuori la Muraro, che adesso non vede l’ora di rendergli pan per focaccia togliendogli la poltrona di sotto. Poi ha cercato di fare qualche decina di licenziamenti, nulla in confronto alle migliaia di assunzioni clientelari all’Ama, si parlò di una «parentopoli», fatte da Alemanno. Ma soprattutto s’è dedicato a redigere ben quindici esposti, dicasi quindici e magari tutti indispensabili, alla Procura della Repubblica di Roma, sperando forse che il procuratore Pignatone venisse ad arrestare quelli che lui non riusciva a licenziare. Nel frattempo, di far funzionare la raccolta dei rifiuti che giacciono abbandonati e putrescenti per le vie di Roma, Fortini ovviamente non s’è occupato, e continua a non occuparsi nessuno”. Senza commento.

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