Rubano senza vergogna. Come era prevedibile, la battuta di Pier Camillo Davigo, estrapolata dal contesto, ha provocato sui giornali una polemica di carta. Non un giudizio storico – gli esponenti politici sotto inchiesta all’inizio degli anni 90 almeno si vergognavano e cercavano di allontanare da sé il sospetto – si sarebbe trattato, ma “un attacco della magistratura alla politica”. La precisazione di Davigo, “non tutti i politici rubano” viene definita una retro marcia. Il vice presidente del CSM (ed ex sottosegretario del governo Renzi) avverte: “le accuse alimentano i conflitti” ma poi, pare dopo aver parlato con Mattarella, aggiunge che servono “riforme, personale e mezzi per vincere la battaglia di una giustizia efficiente e rigorosa, a partire dalla lotta alla corruzione e al malaffare”. Il Corriere titola: “Politica e giudici, nuovo fronte”. Ma il fronte più spassoso si apre tra i retroscenisti, i quasi si interrogano se Renzi sia più preoccupato per questa sortita di Davigo, oppure più soddisfatto per una gaffe che potrebbe fargli gioco. Preoccupato, scrive il Giornale: “La grande paura: intercettazioni su Renzi”. Preoccupato secondo Rino Formica: “Ora Renzi fa il garantista perché teme le inchieste”. Preoccupato, “timori che inizi una crociata per abbattere il governo”, per il Corriere ma anche soddisfatto perché – spiega Verderamo – potrà fare del conflitto con “certa” magistratura un tema del plebiscito che vuole su se stesso in ottobre. “Irato”, per Repubblica, ma contento per le critiche che piovono su Davigo.

Brexit, no grazie. In piedi accanto a Cameron, Obama ha preso posizione sul referendum per staccare la Gran Bretagna dall’Europa. Ingerenza negli affari interni di un paese sovrano? Giova ricordare come presidente americano abbia sostenuto i trattati per il libero commercio, quelli che mettono su carta nuove norme in favore della normalizzazione e limitano la possibilità dei governi di ricorrere a misure protezioniste. Per lui – e lo ha spiegato ieri – una Gran Bretagna in Europa è garanzia che tali politiche vadano avanti, sia pure temperate dalle diverse sensibilità che si stanno affermando in Europa, ma anche negli Stati Uniti. Se Londra si isola, il suo ruolo storico di spalla degli Usa rischia di venir meno: questo il ragionamento di Obama. Il sindaco di Londra Johnson, che alla campagna a favore del Brexit affida le sue ambizioni di diventare premier, risponde: “Obama, ipocrita e mezzo keniano”. No comment.

In breve. 175 paesi firmano il protocollo Onu contro l’effetto serra, speriamo che il documento non resti carta straccia. 56 costituzionalisti per il No al referendum di ottobre. Tra loro De Siervo, Onida, l’ex guardasigilli Flick, Zagrebelsky, Carlassare: sul Corriere la notizia è data bene, Rasolo a pagina 9. Il boom del voucher: Repubblica scopre che nel 2015 un milione e 400mila italiani sono stati pagati “a marchetta”. Il voucher, spiega il giornale, toglie responsabilità al datore di lavoro in caso di infortuni, toglie identità al lavoratore che si definisce in base al denaro che ottiene per le sue estemporanee prestazioni e non più nel rapporto di lavoro, può essere usato – ed è usato – anche per pagare i docenti, e in qualche caso può servire a pagar meno tasse. Tuttavia, spiega Chiara Saraceno, questo genere di trasformazione del rapporto di lavoro postula “una garanzia di reddito minimo che renda le persone meno ricattabili” e più controlli sociali e sanitari su chi li usa, per evitare abusi. Il Fatto scopre che due americani, l’ex consigliere della Casa Bianca Ledeen e l’ambasciatore Gilon, sono amici di Carrai, al quale Renzi vuol dare una supervisione dei servizi segreti. Qual è il problema? Quei due sono stati allontanati dagli incarichi perché spie di Israele.

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