“Migranti è scontro con l’est”, titola il Corriere. Si è saldato il fronte dei paesi – meglio sarebbe dire dei “regimi” – percorsi da pulsioni autoritarie e xenofobe, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, e si è saldato contro l’Italia. Non vogliono accogliere nemmeno uno dei profughi che hanno diritto all’asilo, chiedono all’Italia di buttarli in mare, o di trasformare Lampedusa in un lager, un’isola maledetta per dannati senza speranza.

Non ci crederete, ma io non penso che sia una cattiva notizia. L’Europa si deve togliere quel dente. Ha già minacciato Varsavia di negarle il diritto di voto visto che coarta il proprio sistema giudiziario. È ora di fare i conti con questi governi europei che usano l’Europa contro la Russia – di cui, a giusto titolo “storico”, diffidano – ma non si sentono solidali con l’Europa. I ragazzi di quei paesi, d’altra parte, scendono in piazza molto spesso contro chi ha il potere in casa loro. È ora di dargli una mano. Altrimenti l’Europa non sarà.
Intanto Macron ruba il lavoro a Minniti-Gentiloni, organizza lui, in Francia, l’incontro tra i 2 bulli libici Haftar e Sarraj. Poco male: da soli non ce la saremmo cavata in Libia. E dopo le elezioni tedesche, Macron dovrà tenere più conto del “contesto”.

Ma il Corriere pubblica anche una foto della tragedia israeliana (la chiamo così, non più palestinese). Netanyahu è riuscito a provocare una nuova rivolta a Gerusalemme imponendo i metal detector per accedere alla spianata delle moschee. Ieri venerdì gli arabi musulmani sono rimasti fuori per protesta. Ormai non seguono più Abu Mazen, ma leader della strada, religiosi e identitari. La polizia ha sparato: 3 morti palestinesi. Altri tre morti – e, questi, israeliani – li ha fatti un arabo in una colonia. Attentato che giustifica, agli occhi del governo di Israele, i metal detector. Ma è come se si dicesse agli antichi abitanti di Gerusalemme che loro non sono ben accetti in città neppure per pregare. Mi pare che la destra israeliana si stia mettendo in un cul de sac.

“Ho perso ma resto convinto che sia vera mafia”. Repubblica mette in prima pagina l’intervista concessa dal procuratore Pignatone ai principali giornali. Il passaggio più importante, secondo me, è questo: “Con l’indagine intendevamo proporre un ragionamento avanzato sul rapporto mafia-corruzione “. È qui il nodo: l’estendersi della corruzione in Italia, il suo divenire fenomeno “sistemico”, favorisce l’espandersi delle mafie, ne crea di nuove, dove un tempo non certo n’erano?

Rosy Bindi, sul Fatto, chiede ai procuratori di fare ricorso. Anche la presidente dell’Antimafia crede nel messo inscindibile e criminogeno tra corruzione e mafie. E, ricordando come ci siano volute le stragi e i martiri per arrivare a sentenza contro Cosa Nostra, azzarda: “abbiamo una magistratura inquirente con professionalità e strumenti adeguati a leggere i fenomeni mafiosi. Forse non ne abbiamo una giudicante altrettanto specializzata”.

La Stampa, giornale di Torino, racconta la serie di “errori di polizia e sindaco” che ha portato alla terribile notte di piazza San Carlo, durante la partita Juventus Real Madrid, ma poi parla di un’altra sera, quella del 9 giugno del 2016, a New York.

A cena si ritrovarono insieme il figlio di Trump, il genero, il direttore della sua campagna elettorale, e una avvocata russa di cui sono privati i rapporti con i servizi segreti del suo paese. L’avvocata offriva notizie riservate sulla Clinton, utili per far vincere a Trump le presidenziali.

Il presidente americano non passa un buon momento: non è riuscito né a sostituire con una nuova legge né a cancellare l’Obama Care. Il suo portavoce e capro espiatorio Spicer si è dimesso dopo un clamoroso litigio, Trump ha preso un oriundo italiano – non gradito allo staff – come capo della comunicazione.

Ma la domanda è: davvero i rapporti d’affari con i russi, e lo scambio di qualche informazione, possono portare Trump alla rovina? La mia risposta è sì. Dal 45 la Russia è il nemico, nell’immaginario a stelle e strisce. Così quando i giornali svelano che oltre all’incontro ufficiale, durante il G20 di Amburgo, Trump nel corso di una cena è andato a sedersi accanto a Putin e hanno discusso a lungo a 4 occhi (e 6 orecchie, c’era anche il traduttore dello Zar) beh, l’americano della strada lo considera un indizio piuttosto evidente del tradimento presidenziale, i senatori repubblicani temono per la loro rielezione, i giornali pensano di aver trovato una colla con cui mettere insieme tutte le malefatte di Donald.

Trump è nei guai. Pare che cominci a chiedere se sia nei suoi poteri “graziare” i familiari eventualmente perseguiti dalla magistratura, tuona contro il responsabile della giustizia che non lo protegge, ma quello resta al suo posto. Se non si inventa qualcosa il presidente cadrà. Ma cosa? Una guerra?

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