Grillo fa come Renzi e lascia libertà di coscienza sulle unioni civili. “Scoppiato”, titola il manifesto. “Siluro di Grillo”, per la Stampa. “Grillo si converte”, insinua il Giornale. Repubblica e Corriere preferiscono insistere sulla “rivolta” o sulle “proteste” fra i 5 Stelle. Per Repubblica, Piero Ignazi vede “La doppia anima dei 5Stelle”.“Un mix tra alterità al sistema e indifferenza ideologica”: i 5 Stelle “sono degli indignati cresciuti all’ombra di una visione ecologista e post-industriale, individualista e comunitarista allo stesso tempo” Così “il partito vive una ambiguità: ha un elettorato trasversale ma un programma e, soprattutto, una classe parlamentare (e in parte, locale) prevalentemente orientata a sinistra. Questa contraddizione è stata fin qui superata dall’indignazione nei confronti della politica italiana…ma il tempo delle scelte è arrivato”. “Facendosi di lato” Beppe Grillo lo ha ammesso ma subito ha voluto dire ai suoi parlamentari: “non scontentiamo il nostro elettorato moderato portando sangue ad un Pd in difficoltà. Di nuovo un messaggio – conclude Ignazi – che rilancia l’ambiguità di fondo – e di successo – del partito: “alterità al sistema e indifferenza ideologica”.

Comunque Grillo l’ha fatto e ora Alfano esulta “il testo della Cirinnà può saltare”, Schifani invece – intervista al Corriere – propone “un patto politico al Pd: il nostro sì senza le adozioni”. Maria Teresa Meli rivela che un sondaggio delle ultime ore attribuirebbe al Pd (dopo la svolta “a sinistra” sull’Europa e sui diritti) il 35,2 per cento, al M5S solo il 22,4: dunque Grillo vorrebbe “far saltare tutto”. Marcello Sorgi (Stampa) ribadisce che “è difficile, se non impossibile, fare accordi con M5s. L’eccezione dei giudici costituzionali eletti anche con il contributo grillino conferma la regola di un movimento che alla fine dice sempre di no”. Andrea Scanzi, sul Fatto Quotidiano, accusa Grillo di aver fatto una “mossa da DC per non perdere voti di destra”. Pombeni per il Sole24Ore osserva invece come “i partiti scommettano su calcoli elettorali di dubbia fondatezza e tutto il parlamento canti l’altro inno andreottiano: meglio tirare a campare che tirare le cuoia”.

Quanto a me, capisco la mossa politica di Grillo, il quale temeva il cono d’ombra in cui – nella battaglia mediatica sui diritti delle coppie omosessuale – stava finendo il M5S. Andrò a vedere a Roma “Grillo versus Grillo” perché penso di trovare là più politica che nelle dichiarazioni dei tanti “portavoce”. Aggiungo però di trovare misera questa politica, sia di Renzi che di Grillo. A me piacerebbe che si dicesse con onestà: “non sappiamo come sarà la famiglia tra venti anni o fra un secolo, l’utero in affitto, e la genitorialità biologica che prescinde dal rapporto sessuale, lasciano perplessi molti di noi e aprono problemi di cui sarebbe opportuno ragionare con calma e rispettando le posizioni di tutti, ma ciò non toglie che non si possano negare alla coppia omosessuale gli stessi diritti che riconosciamo a un uomo e a una donna quando si sposano. Che non si possa discriminare il figlio di una lesbica o di un gay dicendogli tu no, tu non puoi considerare tuoi genitori i due con cui convivi”. Sui valori, sulla trasformazione – che ha i suoi tempi – del rapporto dell’uomo con la sua stessa natura, partiti o e movimenti non dovrebbero imporre delle loro verità, ma quando si tratta di estendere i diritti, invece sì. Occorre spiegare, convincere, tenere la rotta. Senza penosi opportunismi.

A proposito di Giulio Regeni, non della sua morte ma del suo impegno di ricercatore e di giornalista, scrive Luciana Castellina: “Con tutto il rispetto per i miei colleghi iscritti all’ordine, spesso bravissimi, debbo dire che il lavoro di questi nostri inviati diversi ha una qualità speciale: perché è il frutto di una quotidiana immersione nelle società in cui vivono e che, proprio per via di questa radicale immersione, riescono a dare, oltreché notizie, il senso profondo del vissuto che solo può venire dalla quotidianità di rapporti umani, di lavoro così come di amicizia, di ambienti lontani di quelli specificamente politico istituzionali”. Luciana si tiene più al fatto, sottolinea come “la povertà – del giornale il manifesto – aguzzi l’ingegno”, io, più in generale, credo che stia cambiando il lavoro – e la stessa figura – del giornalista. E credo che dovremmo proteggere meglio – riconoscendoli, pagandoli dignitosamente, facendo scattare un allarme quando non arrivano loro notizie – questi nuovi indispensabili testimoni.

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