Mi ha dato retta. Non proprio un’intervista -peccato!- ma tra le decine dei colloqui che spende ogni giorno con esegeti e cultori del retroscena ieri ne ha inserito uno con un giornalista che lo aveva criticato. #ridateciMatteo, aveva scritto Gramellini, “questo” è ormai “imbalsamato”. E Renzi gli dà ragione: “Con il Renzi 2 non si vince.Devo tornare a fare il Renzi 1. Infischiarmene dei D’Attorre e dei Fassina e riprendere in mano il partito”. “Casson, Paita, De Luca, Emiliano, Moretti. Io in quelle scelte non ho messo bocca.” “Era scritto che Casson perdesse”, aggiunge il premier. Poi racconta un aneddoto: “A Venezia mi è venuto incontro un signore: “Salve, sono l’unico renziano della città…” Era Brugnaro, il candidato del centrodestra che ci ha battuto”. Anche a Genova “la Paita ha perso perché nell’ultima settimana il 5 per cento degli elettori di centro si è spostato verso Toti.”. “In questo paese vince chi occupa il centro. Fosse per me la stagione delle primarie sarebbe finita”. Infine: “Se torna Renzi 1, fossi in Marino non starei tranquillo.” Avviso di sfratto pure al sindaco di Roma.

Matteo senza terra. Finalmente un discorso politico. Il ritorno al renzismo uno e indivisibile: deleghe al governo, italicum, partito del premier e (dunque) della nazione. Ma Ezio Mauro -non un giornalista qualunque- gli dice che il problema è più grave. Dopo la sconfitta “politica” delle regionali, l’astensione che supera il 50 anche in elezioni comunali dimostra che l’incantamento è rotto e il renzismo si deve guadagnare il pane nella lotta di tutti i giorni, senza rendite di posizione”. “Il Pd è il luogo del conflitto e non delle idee, del risentimento e non del sentimento di una sinistra moderna”. Questo non malgrado Renzi ma per via di Renzi, che si rivela un leader “senza terra”, un giacobino che promette di cambiare tutto ma mostra di non saper governare l’immigrazione né “lo scandalo ininterrotto di Roma”

Dunque: “o Renzi fa il Capo del governo e libera l’autonomia del Pd, trasformandolo in quel soggetto politico che non è, oppure deve occuparsi del partito, dotandolo del fondamento culturale che ancora manca”.

Tutti contro Renzi, Scrive il Fatto. Non solo le opposizioni ringalluzzite, da M5S che pregusta il ballottaggio dell’Italicum, a Berlusconi che detta un libro all’amico Friedman, a Salvini sempre in televisione. C’é Emiliano che lo accusa: con “la scuola ci ha fatto perdere”. Cacciari si tiglie un dente veneziano contro Casson ma poi aggiunge “Renzi non ha nella zucca cosa possa essere il partito nuovo, quanto sia necessaria la collegialità come struttura portante dell’agire politico”. A Mirello Crisafulli, sconfitto a Enna: “decisivi i suoi errori”. Persino il perdente di Arezzo, scelto dalla Boschi, si assolve e dà la “colpa degli scandali del Pd nazionale”. Mentre Massimo il Presidente del Senato, Pietro Grasso, rivendica «il ruolo di garanzia» di palazzo Madama come «essenziale». Una presa di posizione -commenta Massimo Franco- che forse qualche mese fa non sarebbe stata così netta”. Insomma il mito dell’invincibilità – per dirla con Filippo Ceccarelli- è caduto e Renzi non potrà più contare sulle schiere di deputati e senatori che dal centro e dalla destra correvano verso il suo partito della nazione.

Lite Italia Francia. Hollande alza un muro a Ventimiglia, Renzi pensa di dare permessi provvisori ai migranti perchè provino a passare le frontiere del nord. L’Europa va in pezzi. E hanno ragione i miei amici a ricordare la tragedia del St.Louis, nave con 963 profughi ebrei a bordo respinta nel 1939 dagli Stati Uniti e dai paesi del nuovo mondo. La fibra politica delle democrazie si misura sulla paura del migrante. Intanto Financial Times dedica il titolone a Tsipras e alla sua resistenza contro  “il saccheggio” dei creditori. Junker ha perso la mano. Draghi ricorda ai governi europei che il default ci trascinerebbe “lungo sentieri ineplorati”, le borse tremano, torna lo spread.

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