Non vede, non sente, non parla. L’Europa come le tre scimmiette. Non vede, non vuol vedere cosa l’Italia farà e non farà in Libia: ha dato via libera, ”Sì alle missioni anti scafisti”, scrive Repubblica, ma senza ancora in tasca un mandato dell’ONU, senza dire al comando italiano se potrà portare le armi in terrtorio libico (i porti, che sono?) e cosa fare quando i barconi saranno individuati anche solo a 100 metri dalla costa libica, ma strapieni di profughi. Non sente, l’Europa, non vuol sentire che i profughi scappano dalle guerre in Medio Oriente e che non li si può ammazzare. Spagna e Francia dicono quote? Non per noi grazie. Non parla, l’Europa: al Atene le casse sono vuote e senza che l’Europa intervenga e ristrutturi il debito, sarà il crak. Grecia fuori, Italia sotto tiro. Come fa, buon Dio, Renzi a tacere? 

 

Bonus Poletti. Bonus: incentivo economico che premia la qualità del lavoro svolto (o che riduce la rata d’assicurazione se non hai mai fatto incidenti). Ma che bonus è mai quello che prende il nome di Poletti, il ministro che sbaglia i conti sull’occupazione? Il governo restituirà il 40% di quello che era stato tolto ai pensionati con meno di 1700 euro lordi al mese, niente ai fortunati  che prendono 3mila, sempre lordi. Cassese sul Corriere -“La valanga che andava evitata” – Pedulà sul Sole – “Vincoli UE e realismo necessario”, e tanti altri con i quali mi scuso perché non li cito, dicono che non si poteva fare meglio. Ma perché chiamarlo bonus? Perché il 31 maggio si vota, perché il governo è l’unico depositario dei margini concessi dall’Europa dopo che abbiamo ficcato in Costituzione il pareggio di bilancio, perché, senza più diritti, ci toccherà ringraziare il Padre Nostro di Palazzo Chigi per il pane quotidiano? Non si scherza con le parole!

 

Non invidio il super preside. Lo chiamano così  Repubblica e Corriere, dopo che la Camera ha approvato i super poteri, Fassina ha chiesto le dimissioni della Giannini, la quale ha risposto che la norma è di sinistra (ma lei che ne sa, di sinistra?)  Non lo invidio questo povero superman perché dovrà “conferire ai docenti un incarico triennale” e sarà sommerso di ricorsi. Perché cercherà di dare un senso all’autonomia scolastica, che è una povera foglia di fico del vuoto di idee su formazione e scuola pubblica, perché chiederà ai genitori soldi per il suo istituto e si vergognerà se sono poveri, ma anche se non lo sono, per il servizio modesto che potrà offrire. 300 euro più di un insegnante mal pagato. Nel 1980 la Fiat mandò i capi  in piazza contro gli operai, poi se ne sbarazzò. Il dirigente scolastico – come si dice in neo burocratese –  farà la stessa fine. Però leggete, vi prego, Adriano Prosperi su Repubblica. “La sconfitta” – scrive – cominciò con la riforma Berlinguer dell’università. È lì che passò  “il paradigma economicista e classista della serie A e della serie B”, della “autonomia che deresponsabilizzava lo Stato e cancellava la distinzione tra pubbliche e private”.. “mentre saliva il denaro chiesto per le tasse”. Farò quel che posso, in Senato, contro questa legge, ma non dimentico quando si è cominciato a perdere e perché Renzi appaia così forte.

 

Damasco e Bagdad. La capitale della Siria sta per cadere, Assad ha concentrato le sue forze contro l’Isis, a Palmira, perché spera nella benevolenza dell’Occidente dopo la sconfitta. Arabia Saudita, Turchia, Egitto esultano: il loro nemico non è “il califfo”, è l’Iran sciita. Anche Bagdad rischia di cadere, dopo che l’esercito è scappato da Ramadi. Tanto che gli Americani sono stati costretti a chiamare, in tutta fretta, milizie sciite e Iraniani per salvare la capitale della Mesopotamia. Però così l’Iraq si spezzerà in 3: uno stato curdo, uno sciita e un terzo sunnita, – temo – in braccio all’Isis. Turchia e Arabia Saudita continueranno a coprire il terrorismo e a lasciar massacrare gli ultimi

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