Il non titolo. C’è qualcosa che manca nella prima pagina dei grandi giornali ed è un titolo, anzi il titolo, su Matteo Renzi. Da 18 mesi quel titolo, forte, deciso, assertivo, ci confortava ogni mattina in prima pagina. Oggi no. Un vuoto incolmabile, incomprensibile, intollerabile! Tanto che la Stampa se lo inventa. In mancanza di notizie, esprime un auspicio: “Il lavoro cresce. Renzi apre al dialogo”. La toppa è peggio del buco. Ci vovelva qualcosa di più innovativo: “Sulla scuola Renzi fa marcia indietro” o di maschio e rottamatore “Renzi non sente storie: merito e preside sindaco”. E su De Luca? “Renzi cambia la Severino” Niente. Oppure “Renzi sospende il suo governatore” Quando mai!

 

Le roi se cache. Lasciata la playstation, si nasconde, prende tempo, intanto osserva. L’avevo capito nel pomeriggio, in Commissione Cultura. Si palpava che miei amici renziani non fossero riusciti a parlare col capo. La loro difesa della legge sulla scuola era stata scolastica, non illuminata da un giudizio sulla fase: procedevano per prassi inerte. Poi alle 18,30, gruppo dei senatori PD. Walter Tocci aveva subito messo i piedi nel piatto: la legge va cambiata. Si approvi subito il pacchetto delle assunzioni e si riscriva il resto, con il tempo che serve. Apriti cielo? No, obiezioni di rito: “non possiamo sempre rinviare”, “la legge è cambiata cambiamola ancora”. La ministra Giannini guardava nel vuoto. Poi tutti a cena: se ne torna a parlare, forse, martedì.

 

Patroni Griffi. Fu ministro della funzione pubblica nel governo Monti. Proprio lui fa titolo oggi sul Corriere. “Renzi ha tempo su De Luca”, dice Patroni Griffi ma poi aggiunge che la sospensione, inevitabile, avrà effetti retroattivi. Vale a dire che il governatore eletto non potrà nominare un uomo di fiducia che lo sostituisca durante la sospensione. Il nodo è là e, per ora, nessuno lo taglia. Intanto i dirigenti PD si rimangiano le infamie contro la Bindi. nessuna ritorsione.

 

Istat e Grecia Repubblica se la cava così: “Cresce l’occupazione anche per i giovani. Grecia, accordo vicino”. Sì i dati dell’Istat di aprile sono buoni: 159mila posti di lavoro in più. Assunti dei giovani, finalmente, persino qualche over 55. Un’unica pecca: per ora l’industria non si muove, ancora non aasume. Conviene mantenersi prudenti, aspettare l’autunno e, finalmente, si può dire quel che tutti sapevamo – lo fanno Riva, Repubblica, Ferrera, Corriere – i proclami enfatici di Poletti coprivano risultati negativi. Il primo dato buono è questo. Aprile, primo mese del jobs act. Una promessa, nient’altro che una promessa.

 

Salvata la Grecia. Il Sole dà la cosa per fatta. “L’intesa – spiega – è vicina”. Perché “Berlino vuole l’accordo”. Il debito sarà ristrutturato, cioè si riconoscerà che Atene non potrà rimborsarlo per intero. E – ancora più importante – si riconoscerà a Tsipras che non ha tutti i torti quando rifiuta di stringere troppo la corda intorno al collo di pensionati e dipendenti pubblici. Schäuble – la linea dura – è stato sconfessato proprio dai “mercati”. È bene che qualche titolo pubblico resti remunerativo: Europa e BCE garantiscano per la Grecia. Colpi di coda sono possibili, il clima è cambiato.

 

Niente avventure, dunque. Neppure in Italia. Perché, cari lettori, dopo domenica tutti sanno che non si vota e che Renzi non si dimette. Dunque, basta minacce, meglio fare i conti. Più saggio rifare i conti della maggioranza in Senato: chi lascia la maggioranza, ieri Mauro e Di Maggio, chi entra Verdini (?). Il margine è di 9 senatori, i dissidenti del PD sono 23. Se non votassero la fiducia dovrebbero uscire dal PD e cercare fortuna altrove. Ma Renzi dovrebbe trovarsi un’altra maggioranza.

 

Lo stallo. Ecco il titolo, la partita non si chiude, non vince nessuno. Non c’è Alessandro che tagli il nodo di Gordio. Il decisionismo va in soffitta. Per ora.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.