Dalle quote latte alle quote UE. Il Corriere parla di “limiti UE all’Italia”, però (la Stampa) “ne accogliamo una quota di 40mila”. Qui non si parla di latte e di mucce ma di donne, uomini e bambini ripescati in mare. Fiorenza Sarzanini spiega che l’Italia sta per essere commissariata dall’Unione Europea: con “esperti” di Bruxelles che verrebbero a fotografare  gli stranieri e a controllare i centri deputati a  trattenerli in Italia. In cambio l’UE ci darebbe 60 milioni per le spese di detenzione e alla fine se ne prenderebbe 40mila.  Peccato che ogni anno ne sbarchino in Italia -al netto dei morti- 130mila. Il ritmo è questo e 60 milioni sono niente. Vuoi mettere, però! Pare che la bozza dell’Unione “apra all’uso della forza in Libia” con “Comando affidato a Roma”.

 

Welcome Back. Tony Blair è tornato e in un articolo per The Observer, tradotto e sbattuto in prima pagina da Repubblica, spiega la nuova versione della vecchia Terza Via. “La strada verso la vetta parte dal centro (che) è uno stato mentale, non un luogo dove si evidenzia la spaccatura tra politica progressista e conservatrice”. E cioè? “Un luogo dove si progetta il futuro”. E come si fa?  “Vinciamo quando capiamo come sta evolvendo il mondo”. Questo sì che mi piace: analisi dello stato presente delle cose, scelta della possibilità su cui puntare, programma, strumenti. Ma nel saggio di Tony manca persino l’analisi. Joseph Stiglitz, antico cantore di Clinton, ha appena dato alle stampe “The Great Devide”, sul capitalismo americano che crea disuguaglianza, soffoca la classe media, inceppa lo sviluppo. Blair non l’ha ancora letto, come non deve aver letto Thomas Piketty né mai Paul Krugman. Lui s’è fermato alla tecnologia che “dovrebbe già bastare a rivoluzionare il modo col quale garantiamo i servizi pubblici”. Non conosco uno scienziato o storico o filosofo che non pensi che l’accumulo di dati e utilità tecniche postuli, semmai, una rivoluzione nel modo di pensare. Che metta il  singolo studente al centro del processo formativo, l’uomo nella sua interezza (non il braccio, il seno, l’intestino) al centro della medicina. E che crei lavoro scegliendo insieme cosa e come produrre. Ma Blair è realista: largo ai manager, all’industria che c’è, ai vecchi prodotti da smaltire. E basta conflitti.

 

Non lasciamo la scuola ai sindacati, fa eco la blairiana Boschi. I sindacati? Sono loro a far cadere i calcinacci, loro a demotivare gli insegnanti, loro ad aver cancellato l’intento unitario e formativo della nostra scuola pubblica? No, è che sindacato è una parola vecchia, da spendersi in campagna elettorale per indicare le colpe e il nemico. Come contratto, confronto, stipendio. Meglio futuro, responsabilità (del preside), scuola-lavoro (quando manca il lavoro), autonomia (beninteso, accrescendo il controllo del governo). Questo nuovo è il nulla: un po’ di sociologia americana come me la spiegavano a scuola nella metà degli anni 60, prima della sconfitta in VietNam, della crisi del petrolio, del boom dei paesi emergenti, prima della grande bolla speculativa del 2000 e della fine del sogno americano e della middle class. Giorgio Tonini, rispondendo a un tweet di Barca, ci ha accusato di trattarli, loro blairiani, da “socialtraditori”. No, “da mediani che non alzano la testa, con un modulo di gioco stantio, bravi a falciare (spianare) l’avversario, ma senza visione. Prenderanno -come è successo ieri a due giocatori della Lazio- un inevitabile cartellino rosso.

 

Con questo Papa torno cattolico. Tralasciamo per una volta i meriti politici di Bergoglio per andare a quel “torno cattolico” detto da Raul Castro. Quanti ex cattolici, giovani e meno navigati, torneranno alla chiesa di Papa Francesco? Dipende dai preti e dai praticanti, la maggioranza dei quali -temo – considera questo Papa una chimera, frammento di luce destinato a cadere. Peccato. Perché così proseguirà la crisi della chiesa cattolica. La mia più piccola (12 anni) ieri osservava: i nonni erano cattolici, i genitori meno, i figli non più. Solo la medicina di Francesco è all’altezza del mondo e delle sfide future. Riflessioni empatiche di un non credente.

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