Sic transit gloria mundi. Un anno fa Matteo Renzi era sull’altare, per dirla con Manzoni, o, se preferite una metafora militare, veniva portato sugli scudi. Dopo il 41% delle europee e con le cronache del Tg1 che -secondo Crozza- sembravano quelle dell’istituto Luce ai tempi del Duce. Un anno dopo titoli e commenti dei grandi giornali si sforzano di immaginare un dopo Renzi. Non mi credete?

Il Generale dice no. “No al blocco navale in Libia”, il Corriere intervista  Graziano, Capo di Stato Maggiore della Difesa. Titolo in prima, a pagina 2 da “Migranti, l’appello di Mattarella”. Lo stato è qui: questo ci dice il Corriere. L’arrotino si occupa d’altro e finisce a pagina 17:  “Scuola margini ridutti per un’intesa. Renzi: assunzioni solo se si cambia”. Molto più in alto, nella gerarchia delle notizie, Pagnoncelli spiega cosa accadrebbe se si votasse con l’Italicum: per ora Renzi la spunterebbe di misura, 51,2 contro 48,8%, contro un candidato a 5 stelle, e verrebbe sconfitto, 46,5 contro 53,5%, nel caso (improbabile) che il centro destra riuscisse a unirsi. Nient’altro che un apprendista stregone.

Padoan e gli stati uniti d’Europa. Repubblica relega il Renzi quotidiano contro “le correnti” Pd a pagina 8. Scalfari racconta come  Padoan e Draghi abbiano un’idea comune: uscire dalla crisi costruendo gli Stati Uniti d’Europa. Matteo non capisce, con lo sguardo perso nel vuoto, lancia stoccate: “cene (con D’alema,conti e ferie d’agosto, scintille tra Padoan e Renzi”, scrive il Corriere. Ma Repubblica fa di più, con il suo politologo principe, Stefano Folli, immagina uno scenario per fare a meno di Matteo. “Se nasce quella strana alleanza tra Forza Italia e sinistra pd”. Per cambiare la legge elettorale e consentire le coalizioni in vista del secondo turno, Renzi finirebbe asfaltato.

L’opinione pubblica è impaziente, scrive Luca Ricolfi sul Sole24Ore. “Due forze mettono in crisi il renzismo”. In Europa “si rafforzano i partiti anti-Buxelles, anti-euro e anti-immigrati”, in Italia ritorna “in grande stile del movimento anti-casta, alimentato dalla deprimente catena di scandali e inchieste che, per l’ennesima volta, ha colpito la politica italiana, coinvolgendo in pieno il partito del premier”. Renzi, osserva Ricolfi, con le sue riforme tutte politiche ha acceso il falò dell’impazienza, ma  lo ha fatto usando “molta carta, molta paglia, molti trucioli e con il liquido accendi fuoco”. Purtroppo senza i ceppi “dopo un po’, il fuoco si smorza, e del tuo falò restano solo le ceneri”. I ceppi che l’opinione pubblica, a sua volta impaziente, vorrebbe sono soluzioni di governo su “sbarchi e corruzione, occupazione, tasse, burocrazia, sprechi”. Così Renzi ha allevato “una opinione pubblica che alla fine potrebbe rivelarsi più impaziente di lui.

Atene in prima pagina. Varoufakis è stato oggetto, scrive James Galbraity, “di una political character assassination, gli hanno persino rimproverato di essere benestante”. Eppure torna sul proscenio e dice che “un accordo è possibile”. Con un passo indietro della Merkel. Ecco, tra tutti gli errori di Renzi, il suo silenzio sulla Grecia a me appare il più grave.

Siamo un milione, difendiamo i figli. È semplice, caro lettore: c’è chi apre la porta a cassaintegrati e immigrati – il Papa ancora oggi a Torino- e chi si chiude a casa, o scende in piazza con i neo catecumeni, per non vedere le famiglie arcobaleno. Che fare? Rispondere che la Repubblica è laica e che i diritti sono diritti per tutti. Ma, per favore, senza trasformare i compagni e gli amici della LGBT negli eroi di una nuova resistenza rossa, negli alfieri di un nuovo politcamente corretto, nei pionieri del futuro dell’umanità. No al creazionismo a scuola,ma no pure alla fola che il rapporto tra uomo,storia e natura si cambi così, schioccando le dita.

 

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