Un sindaco del Pd viene arrestato perché avrebbe preso tangenti da una potente cooperativa che fiancheggia il Pd, ma nella direzione del Pd la madre di tutte le battaglie – incipit di Marcello Sorgi – riguarda, invece, la legge elettorale. Renzi si è spiegato bene. In Gran Bretagna, con una legge super maggioritaria, è probabile che le urne portino ancora a un governo di coalizione. Fukuyama (il politologo che teorizzò la fine della storia per poi ricredersi) parla degli USA come di una democrazia del blocco e del veto. Solo una legge che renda inoffensivi tutti i partiti tranne uno, e garantisca a un leader il controllo pieno del parlamento, potrà salvare la democrazia, in Italia e nel mondo.
Megalomania? Sì, di un rottamatore spregiudicato, a suo modo rivoluzionario. La chiave di tutte le riforme – ha spiegato ieri – è la responsabilità. Un Preside che comandi a scuola, un direttore megagalattico per la Pubblica Amministrazione, un Sindaco, un Governatore e sopra tutti un Premier. Perché bisogna distruggere – incalza in Tv il suo aedo Cerasa – i corpi intermedi: Parlamento, Sindacati, Associazione dei Magistrati. È l’unico modo – insiste Renzi – per battere Grillo e Salvini, per dimenticare Berlusconi e far tacere Landini, che, con grande eleganza, il premier che sta sempre in Televisione ieri ha definito “un soprammobile da talk show”.
Poi Renzi dice sciocchezze: cita il centenario Ingrao – ancora auguri! – addirittura come padre, inconsapevole e incolpevole, delle sue riforme. Spiega che il premier, pur eletto direttamente nel turno di ballottaggio, non potrà tuttavia né nominare né revocare i ministri. E forse non afferra nemmeno la gravità di quel che dice. Perché in effetti si sta cambiando la forma del governo senza scriverlo in Costituzione e dunque senza i necessari contrappesi. Pochi comprendono, molti tacciono, troppi hanno paura. Del mare aperto.
Giannelli disegna Bersani che sale sul Golgota con Renzi in spalla a forma di croce. La retroscenista-ventriloquo fa dire al premier: “prevedo solo 30 kamikaze”. E Sorgi (Stampa) chiosa che “la scelta non è tra due riforme, ma tra riforme e rinvio”. Partita chiusa. Ma Repubblica si chiede a quale prezzo: “Riforme, rivolta anti Renzi. Il premier basta ricatti”, Con Bindi che non voterà la fiducia, se Renzi dovesse porla, e il radical stalinista Giachetti, che minaccia sfracelli ed elezioni se la minoranza Pd non si piega. Intanto il Sole24ore asfalta Poletti: “sono appena 45mila gli assunti a tempo indeterminato a gennaio e febbraio, ed è solo l’effetto rimbalzo dopo la frenata di fine 2014”.
I giornali di destra e il Fatto si esercitano sulle disavventure di D’Alema. Il quale compare nell’inchiesta di Woodcock su Ischia e Coop perché un arrestato avrebbe detto che lui “aveva le mani nella m…” e perché le Coop avrebbero comprato molte copie di un suo libro e bottiglie del suo vino. Massimo si dice “indignato e offeso”, e accusa chi ha fatto filtrare quelle frasi di volerlo “sputtanare”. Giornale: “Arrestato il vino di D’Alema”. Libero: “D’Alema mette le mani nella m.” Il Fatto: “Ischia delle tangenti, D’Alema beccato, Renzi intercettato”.
Mi dispiace per D’Alema, sinceramente. E questa storia dei libri e del vino, che credo attesti solo la vanità dell’uomo e la sua vicinanza alle Coop, rimbalza sui giornali proprio quando l’ex premier finisce in croce per le critiche a Renzi. Però così non si può continuare. Che cosa è diventato il Pd? Possibile che non si possano separare gli affari dalla politica? Come pretendere di essere di sinistra (Renzi) se non si fa altro che aspettare gli schizzi di fango della prossima inchiesta e poi della successiva? I magistrati a volte sbagliano, la politica di più.

Intanto Obama conta di chiudere oggi o domani l’accordo sul nucleare con l’Iran. Nonostante la guerra nello Yemen.

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