Spianati Bersani e Camusso,tocca a Merkel e Draghi. “Banche, duello con l’Europa”, titola il Corriere. Il governo italiano accusa Bruxelles di aver impedito il “salvataggio” degli obbligazionisti, quando decise di “salvare” quattro banche. Dunque le conseguenze nefaste di quell’atto – come è noto un risparmiatore truffato si è tolto la vita – sarebbero da imputarsi al veto europeo. Da parte sua l’Unione Europea non porge l’altra guancia: risponde bocciando l’intervento del fondo interbancario per “salvare” Tercas. É “aiuto di stato” – sentenzia Bruxelles – dunque “distorce la concorrenza”. “Banche e acciaio: scontro con la UE, Italia a processo per gli aiuti all’Ilva”, aggiunge Repubblica. Osserva Claudio Tito: “Ormai è scontro totale”. Uno scontro che “dietro queste due partite, ossia quella degli istituti di credito e dell’Ilva” ne nasconderebbe “una terza. Che Palazzo Chigi considera la più importante. Il via libera al deficit al 2,4 per cento nel 2016. Questa soglia, infatti, non è stata preventivamente concordata con Bruxelles”. Alzando il tiro, sostiene Tito, “Renzi è convinto di poter trattare”. Mi permetto di osservare che l’Europa non è l’Italia, con le sue colpe, la sua storia e il fallimento conclamato delle classi dirigenti. Renzi e Merkel non hanno motivo di sentirsi minacciati dal populismo del rottamatore. Forse pensano addirittura, gli stolti, che il primo ministro italiano abbia più bisogno di loro di quanto loro non abbiamo bisogno di lui.

Senza conflitto, come Berlusconi. L’Antitrust ha assolto Maria Elena Boschi dall’accusa di essersi trovata in conflitto di interessi in quanto la ministra non avrebbe partecipato alle riunioni del governo che hanno esaminato il caso della Banca di cui il padre era vice presidente. Assolta, dunque, dal sospetto in forza di una legge che porta il nome di Fratini, e che era già servita a lavare la coscienza di Berlusconi: anche lui si assentava quando il governo che presiedeva si occupava di televisioni. Dopo questo intervento dell’anti trust, devo chiuedere scusa ai lettori. Credevo che non avessimo una buona legge contro il conflitto d’interesse. Sbagliavo: stando ai titoli, l’aveva fabbricata il ministro Frattini su mandato del Cavalier Berlusconi. Intanto i magistrati – sempre i soliti, non si fermano neppure a Natale – indagano sul caso Banca Etruria per truffa. E un altro gufo, Alessandro Pace, scrive (su Repubblica) che quando si vuole insabbiare un caso, in Italia si invoca spesso una bella Commissione Parlamentare d’Inchiesta. Tempi lunghi e ferreo controllo alla maggioranza.

É il paese che riparte, con l’Autostrada del Sole. Sì, sapete, quell’arteria nord-sud, inaugurata il 4 ottobre 1964. Quanto tempo è trascorso, mezzo secolo? Ieri però il Presidente del Consiglio ha inaugurato la variante di valico nel tratto appenninico facendosi bello “É l’Italia che riparte. Alla faccia di quelli che non ci credevano”. Anche questa variante – che dovrebbe far risparmiare agli automobilisti una ventina di minuti ma che ha esordito ieri con una lunga coda – era stata promessa 33 anni fa. “Se Renzi inaugura opere non sue”, si lagna il Giornale. Non è il punto. Io penso che un premier, in pace con se stesso e con la storia d’Italia, avrebbe dovuto piuttosto scusarsi dei ritardi accumulati dai predecessori, invece che tagliare il nastro con enfasi. La Stampa titola: “Dopo 33 anni, l’autosole raddoppia”.

Sanchez sbatte la porta in faccia a Rajoy, titola El Pais e aggiunge: (il PSOE) “cerca una maggioranza di sinistra”. Quanto sia difficile – con l’intrecciarsi della questione sociale con le questioni nazionali – trovare una tale maggioranza, definirne il programma, renderla operativa, l’ho già scritto ieri. Resta che sono parecchi i paesi d’Europa in cerca di nuove strade: Portogallo, Grecia, forse la Spagna. Il labour non è più quello di Tony Blair. La Francia di Hollande – François Le Pen, titola il manifesto – si dibatte ancora, è vero, tra leggi d’eccezione e guerra all’Isis. Però prima o poi dovrà prendere di petto il nodo della questione sociale, se non vuole lasciare la maggioranza all’estrema destra. In questo Natale 2015 niente è come prima. Chi non ha paura del futuro può gioire. Gli altri, quelli che si chiudono per paura, metteranno sempre – per dirla con Lucio Dalla – sacchetti di sabbia alle finestre.

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