Rapiti,il giallo dello scambio.Presi due jhadisti. Così apre Repubblica. Il Corriere nega “lo scambio” e scrive “Con gli scafisti non si tratta”, (ultima) parola di Alfano. Poi pubblica l’abbraccio di Renzi a Netanyahu (con il premier che chiude gli occhi, come con Obama), “Alla Knesset il discorso dell’amicizia”. La Stampa: “l’Europa frena l’Italia” sulle tasse: “Avete già avuto uno sconto”, ricorda Moscovici. A leggere i giornali, sembra che sia tornata alla grande la politica estera, impastata con temi che creano allarme sociale, dall’immigrazione al terrorismo.

In cerca di un ruolo nel Mediterraneo, scrive Stefano Folli. Da tempo Renzi si sbatte tra Putin e Obama, alla ricerca dell’investitura per una missione a guida italiana in Libia. Dall’europa vorrebbe comprensione per i tagli alle tasse che ha promesso e più aiuti per i migranti. A Gerusalemme, pur senza sconfessare Obama (“due popoli due stati”, “l’accordo con L’Iran era necessario”) si propone come il primo amico “No al boicottaggio (delle Ong). La vostra difesa è la nostra. Uniti contro il terrorismo”. C’è un disegno in tutto ciò? Folli crede di sì. Il premier cerca spazio per  un’Italia diventi pivot nel Mediterraneo in fiamme, con il favore di Israele e dell’Egitto, e il placet di Russia e Usa. E conta che la comunità nazionale dismetta le polemiche e si allinei (quasi) tutta dietro il governo, in nome dell’interesse nazionale.

Naturalmente in prima linea si rischia. Dall’attentato del Cairo al rapimento dei 4 italiani in Libia,  fino ai 2 terroristi c(arrestati) che pare preparassero un attentato contro istallazioni militari nel nostro paese. Ma senza che senza correre qualche rischio, è probabile -questo pensa il premier- che  annasperemmo nella paura dell’attentato e ci dilanieremmo sulla gestione dei profughi. “Immigrati, la rivolta dei prefetti”, titola già oggi il Giornale. Ha ragione Renzi? Sì, la politica estera oggi è politica interna. No, a Israele un vero amico dovrebbe dire “state sbagliando con Palestinesi e Iran”. Ad Al Sisi, ricordare i diritti dell’uomo, e sostenere invece con ogni mezzo il governo (democratico) della piccola Tunisia. Penso che (in questo caso e in questo mondo) la politica estera debba avere un’anima. Un’Italia furba e manovriera evoca l’infamia del nostro passato coloniale, un’Italia,  pur si fragile ma che difenda valori e diritti, otterrebbe maggiore rispetto

Crocetta e l’Antimafia. Non si dimette più, rivendica il dovere di resistere al “golpe” contro la sua persona, accusa chi lo critica (anche il vicerè di Renzi, Faraone?) di connivenza con la mafia. Leoluca Orlando gli risponde con un’intervista a Repubblica: “Dimissioni subito. Lombardo e Crocetta hanno strumentalizzato l’antimafia. Da 7 anni la confindustria antimafiosa è al potere della regione, con il vicepresidente Catanzaro che continua a ricoprire posizioni monopoliste nella gestione di brutali discariche indifferenziate. Per i Pd è troppo tardi: si sono identificati con lo sfascio e se esprimessero un candidato organico al partito andrebbero a sbattere. Ma io non mi candido”

Rosy Bindi intanto rivendica l’autonomia per la commissione antimafia Lo fa proponendo “una terza” via contro mafia capitale, non lo scioglimento amministrativo del comune di Roma ma un suo “tutoraggio” con decreto legge del governo. Lo farà (credo) a settembre  intervenendo  sul maleodorante bubbone siciliano della mafia che usa pure l’antimafia. Il PdR, Pd di Renzi, la ostacola: “non osi la commissione anticipare il governo, non strumentalizzi”. Il punto è il solito: la sinistra ha rinunciato non solo a cambiare il mondo ma pure a far pulizia in casa. Così si trova sempre più spesso spiazzata  da inchieste giudiziarie e scoop dei giornali. E se ne lamenta.

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