Inchiesta su collaudi e lavori mai fatti. Corriere della Sera. “Le indagini – spiega la Stampa – partono da scuole, municipi e caserme”. Cioè dei “palazzi che non dovevano cadere”. “I Pm indagano sulle ristrutturazioni killer”, scrive Repubblica. Il Giornale riprende una battuta di Fiorello, secondo cui è meglio donare in silenzio che organizzare concerti di solidarietà su cui qualcuno farà la cresta: “Fiorello mette in guardia dalla beneficenza show”.

Il new deal di Renzi. “Via dalle tende in un mese”, Repubblica. Prima che arrivi il freddo vero, il governo vorrebbe far montare dei “mini chalet” in legno: gli sfollati non sono troppi (2.400 anime) e il costo sostenibile. 1.400 euro a metro quadrato. Intanto, con un blitz lampo a Genova, Matteo Renzi avrebbe reclutato Renzo Piano. Il quale già spiega a Repubblica: “Serve un cantiere lungo due generazioni. Così ricostruiremo la spina dorsale d’Italia”. “Nel progetto – prosegue – incentivi e sgravi, ma anche l’aiuto dei migliori esperti mondiali”. Il premier – spiega La Stampa – “segue i consigli del guru americano” (si chiama Messina) e inaugura una “nuova strategia per post sisma e referendum”. Anche per il referendum? Sì, perchè “Errani commissario alla ricostruzione (è un) segnale distensivo per i bersaniani”. A questo punto Piero Ignazi, ripesca per Repubblica il vertice a Ventotene: “Il presidente del Consiglio ha cambiato radicalmente tono. Ha ripreso in toto la tradizione filoeuropea confluita nel Pd e l’ha rinvigorita con una retorica forte e innovativa che ha trovato nell’incontro di Ventotene la sua espressione migliore. L’omaggio agli estensori del Manifesto del federalismo europeo è stata una scelta felice e coraggiosa. E la centralità assegnata da Renzi al tema europeo obbliga gli altri partiti a confrontarsi su questo punto”. Si cambia?

Meglio un governo che governi, invece di minacciare il diluvio universale in caso di vittoria dei No o occupare tutto il potere con le fedeli e i fedeli del Giglio Magico. Vedrei con favore un tale ripensamento operoso, ma ho qualche dubbio che di vera svolta si tratti. Il primo dubbio trae spunto da quanto Chiara Saraceno scrive oggi su Repubblica a proposito del “decreto legislativo 50 pubblicato il 19 aprile 2016 sulla Gazzetta Ufficiale”, detto codice degli appalti: “Un testo di fatto vuoto, perché mancano del tutto gli innumerevoli decreti di attuazione. Più che ai guai del bicameralismo siamo di fronte a un modo di legiferare bizantino, che rimanda sempre ad un altro passaggio, mentre nei vuoti si incuneano la negligenza, l’arroccamento difensivo della burocrazia (meglio non fare per non incorrere in sanzioni), quando non il malaffare”. Questo modo di legiferare – come da anni sostiene Walter Tocci – è il vero problema dell’Italia. Mi permetto di aggiungere che è anche l’alibi dietro cui si nasconde l’opportunismo dei governi, i quali preferiscono denunciare vincoli esterni (la Costituzione incolpevole) anziché misurarsi con la gestione quotidiana, che scontentare gli amici e cacciare i corrotti.

Quei 15 miliardi da trovare per rispettare i patti con la UE, Corriere della Sera. Ecco il secondo motivo che mi consiglia di dubitare. Tanti miliardi servirebbero per far quadrare i conti della finanziaria, altrettanti ce ne vorrebbero per onorare promesse già fatte, dal rinnovo dei contratti, agli aumenti per le pensioni più basse e, naturalmente, alle riduzioni fiscali per le imprese e, in subordine, per le famiglie. Cosa intende fare il governo? Non si sa. Il solito Poletti deve aver spiegato oggi a Repubblica che gli incentivi del jobs act (i quali con tutta evidenza non hanno funzionato) saranno lasciati cadere in nome di un intervento “strutturale” sul costo del lavoro. In parte a carico delle imprese, (che verranno ricompensate), in parte dei lavoratori (che avranno piccoli aumenti in busta paga ma minori garanzie previdenziali). A me pare che a Renzi manchi soprattutto una politica economica, che si illuda di favorire la ripresa spremendo i lavoratori e favorendo gli imprenditori. Anche quelli – cito Alesina e Giavazzi – “assistiti o dei salotti buoni”. Non funziona più dopo la crisi del 2007. Per governare non bastano i consigli del guru, servono scelte nuove e coraggiose.

Oltre i confini della politica e delle imprese di governo, scopriamo che Virginia Raggi resta scettica sulla candidatura di Roma alle Olimpiadi visto che paghiamo ancora per quelle del 1960, che “tra ricorsi, ritardi e bocciature la scuola partirà senza un professore su sei”, che la procura di Milano rischia “il declino” per mancanza di mezzi, che “la morte di Regeni doveva sembrare un incidente: lo decise Al Sisi”, che la Turchia è in guerra aperta contro i curdi ma forse non più contro Assad, che in Germania sta scemando la popolarità di Angela Merkel, che il Ttip, il trattato sul libero commercio, si è arenato e se ne riparlerà forse dopo le elezioni negli Stati Uniti.

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