Caffè in vacanza, mi limito a qualche breve osservazione. Trump sembra sempre più nei guai. Non ha voluto prendere le distanze dai nazisti (teste rasate, croci uncinate, cappucci del Ku Klux Klan), che hanno preso in ostaggio una democratica cittadina della Virginia. Purtroppo uno di questi rifiuti umani ha ammazzato una ragazza, prendendola sotto con la macchina. Lui ammirava i nazisti (lo conferma il suo insegnante di storia), lei aveva appena scritto “se non siete indignati, siete distratti”. Il tentativo di ridurre i danni (dopo 24 ore) ha peggiorato le cose: la Casa Bianca ha reso noto che quando l’altro ieri Trump aveva criticato “i bigotti” non ce l’aveva solo con gli antifascisti ma anche con i “suprematisti bianchi”.

Ma cosa accade attorno a Trump? Ieri il Pentagono ha fatto sapere che non ci sarebbero piani militari contro il Venezuela di Maduro. Dunque Trump parla tanto per parlare, minaccia a vanvera? Oggi Pompeo, neo capo del FBI, ha detto di non credere in un’azione militare contro la Corea del Nord: “non ho letto – ha precisato – nessun avviso d’intelligence a riguardo”. Eppure il Presidente – facendo il verso a John Wayne – aveva detto che la risposta militare era “locked and loaded”, carica e pronta a colpire. Siamo davanti a un classico gioco delle parti: un presidente che fa lo sbruffone e i suoi che lo moderano? Possibile. Qui però non siamo in campagna elettorale. Se Trump continuasse a minacciare invano, nessuno nel mondo – non la Cina, non la Russia né la Germania – lo prenderebbe più sul serio. Se – Dio non voglia – intendesse dar seguito alle minacce di guerra, si troverebbe con un’America – establishment e pubblica opinione – impreparata e sorpresa.

Non solo Médecins sans Frontières ma anche Save the Children e Sea Eye bloccano i soccorsi in mare. Perché la guardia costiera libica sta facendo il lavoro per cui noi italiani la paghiamo, proteggendola con un paio di navi da guerra. Ferma i barconi e riporta bambini, donne, uomini nel deserto. In più, minaccia le navi delle ONG; non vuole testimoni. Beh, saranno contenti in molti: da Minniti a Di Maio, a Travaglio. Intanto il procuratore di Catania ipotizza il reato di “associazione a delinquere” per le ONG e per gli equipaggi delle loro navi, che solo un paio d’anni fa avevamo pregato di aiutarci a salvare vite in mare. Ora però abbiamo cambiato postura. “Aiutiamoli a casa loro”, significa in definitiva “teniamoli lontano dai nostri occhi”. Che cosa faranno i libici, alle donne, ai bambini, ai giovani in fuga dalla guerra e la miseria, dopo tutto è affar loro. Certo quando Domenico Quirico documenta – per la Stampa – le condizioni disumane in cui i profughi vengono “trattenuti” in Libia, qualcuno qui da noi, in Italia, potrebbe sentirsi complice di reati contro l’umanità. Niente paura: di giornalisti così noti e così decisi da riuscire a partire per la Libia ce ne sono pochi. E prima o poi si stancheranno. Il Papa non ha niente da dire? Davvero Gentiloni lo ha convinto?

In Sicilia giocano tutti per i 5Stelle? Il Pd, dopo aver scelto di non presentare il simbolo a Palermo, si getta in Sicilia nelle braccia di Angelino Alfano, sperando che gli porti qualche voto che fu di Cuffaro e di Lombardo. A destra Forza Italia e Meloni non vogliono candidare Musumeci, che è un post-fascista e per di più ha fama di essere “onesto”, che da quella parti vuol dire “fesso”. Risultato? I grillini arriveranno primi e grazie alla legge truffa, che la Sicilia s’è data, prenderanno tutto. Come governeranno? Non si capisce né dai programmi né dalle interviste dei vari Di Maio. E, dopo l’esperienza romana, non è lecito contare troppo sull’effetto cambiamento né sulla rettitudine degli eletti, che peraltro sarà messa a dura prova dalla mafia, capace di presentarsi come difensore del popolo siciliano, pur di proseguire con i propri affari. Il peggio è che il governo Cancelleri non si troverà davanti una opposizione degna di questo nome, tanto disomogenee e impresentabili appariranno le coalizioni battute.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.