Unioni civili con fiducia, fiocco arcobaleno sul vestito bianco della Boschi e qualche colpo basso. Del primo parla il Corriere: un manifesto pro life con l’immagine di Maria Elena e la scritta “La Boschi ci ha messo la faccia”. Però la foto non mostra il bel viso da Madonna della ministra, ma piuttosto il suo lato B. Sessismo? Del secondo colpo basso, sempre fotografico, scrive Repubblica: la deputata Pd Elena Cimbro ha postato sui social una sua immagine a mammella scoperta, mentre allatta il figlio, La Cirinnà e il Dem per i Diritti se la sono presi a male:“colpo basso”, “usi il figlio”. Lei conferma di averla pubblicata contro la procreazione per terzi. Il titolo più bello? Secondo me lo ha fatto il manifesto: “Nozze all’italiana”.

Napolitano contro Renzi. C’è un’altra fiducia, che si vota oggi in Senato e di cui parla il Fatto. Fiducia sul decreto scuola affinché non si parli dell’ordine del giorno di Elena Cattaneo, molto critico con le scelte di Renzi sulla ricerca. In particolare la senatrice a vita contesta che si mettano le risorse pubbliche in poche mani, contesta la scelta di IIT per il dopo expo e il progetto di Human Tachnopole, perché IIT – scrive sul prossimo numero di Left – non ne ha le competenze necessarie ed è un collettore e distributore – una specie di intermediario – di denaro pubblico. Chissà perché gliene danno così tanto, visto che non riesce neppure a spenderlo: ha, bloccati in banca, 400 milioni e conta di riceverne un altro miliardo e mezzo in 10 anni. Bell’intervento di Tocci, che ha sostenuto le tesi della Cattaneo, ma la sorpresa è venuta da Napolitano, che non solo ha appoggiato in aula le tesi della scienziata – che egli stesso aveva voluto in Senato- ma è stato davvero molto critico con Renzi, sfidando il governo, invece di porre la fiducia, a rispondere alle obiezioni nel merito..

Incubi di governo e messaggio ai 5 stelle. Verderami sostituisce Maria Teresa Meli, retroscenista del Corriere, e oggi spiega ai 5 stelle perché a loro non convenga la vittoria dei No al referendum costituzionale. Intanto – dice – cadrebbe il governo e se ne creerebbe un altro forse tecnico, magari guidato da Padoan: dalla padella alla brace. Inoltre con il no al referendum, cadrebbe l’Italicum. E senza il doppio turno dell’Italicum i 5 Stelle non arriverebbero mai a governare da soli. Dunque non vi impegnate, fate solo finta, non sostenete davvero il No. Messaggio che proviene, come tutti i retroscena, da Palazzo Chigi, dove il premier deve sentirsi assediato: le critiche dell’Europa alla sua finanziaria, Banca d’Italia contro il padre della Boschi per la bancarotta di Banca Etruria, Padoan voluto da Napolitano, Napolitano che si smarca in favore della Cattaneo. Tempi duri si annunciano.

Gli avvoltoi? Ai tempi di Togliatti, tutti in Siberia! Così disse Sergio Staino parlando di Cuperlo, che oggi gli risponde sul Corriere: ho reagito alla frase della Boschi – “Chi vota No è come casa Pound” – non capisco infatti perché il governo divida il paese sulla Costituzione e trasformi il referendum in plebiscito. Semplice, spiega Emanuele Macaluso nel suo libro “la politica che non c’è”, recensito oggi per il corriere da Paolo Franchi. “Negli anni in cui i partiti erano pezzi di popolo che facevano politica, nessuno pensava che Sordi poteva fare un partito…oggi che i partiti non vivono più nel popolo il messaggio politico che colpisce la sensibilità di tanti italiani è quello di Grillo”. Insomma. Gianni, non vedi che la ditta è finita?

Corriere e Repubblica scoprono Sanders. Non mettono in rilievo il fatto – per me senza precedenti – che un candidato che si sa che non sarà candidato continui a vincere le primarie – l’ultima in West Virginia – ma sottolineano come Hillary Clinton potrebbe perdere con Trump in tre stati chiave. Florida, Ohio e Pennsylvania. Al contrario il candidato Sanders vincerebbe ovunque contro Trump. Ora siccome abbiamo visto come l’apparato democratico non voglia Sanders, la domanda è: Hillary si sposterà tanto a sinistra da intercettare la forza propulsiva del senatore del Vermont? Bernie Sanders le ha proposto un patto contro Trump, patto che – credo – la farebbe vincere ma le costerebbe molto in termini di programmi (College gratuito? Salario minimo a 15 dollari l’ora? Tasse ai ricchi?) e di immagine politica.

Il Senato del Brasile ha votato l’impeachment di Dilma Roussef. Il senato del Brasile? Sì, quello che ha il 18% dei senatori condannati in via definitiva. “Una banda di ladri” – come ha scritto tempo fa New York Times – che sostituisce, accusandola di corruzione, la presidente eletta. La quale, Dilma, dopo il voto di ieri, resterà sospesa dall’incarico per 6 mesi. Lei non molla e promette di ritornare. Per oggi è previsto un suo appello alla nazione.

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