Renzi 48,2%, Di Maio 51,8%. Se si votasse oggi con il giudizio di Dio, il ballottaggio-plebiscito previsto dall’Italicum, finirebbe così. Il sondaggio Demos lo trovate su Repubblica a pagina 4, con richiamo in prima, ma un po’ nascosto per non dispiacere al premier. Il quale risponde intensificando, e articolando, l’attacco ai magistrati: “Potenza, l’affondo di Renzi”, titola il Corriere. “Renzi grida al complotto e vuole il bavaglio sulle intercettazioni”, secondo il Fatto. La Stampa annuncia “Davigo alla guida dei magistrati e bacchetta Renzi: ci rispetti!”

I sondaggi. Se si votasse oggi il Pd otterrebbe il 30,1% dei voti – contro il 40,8 delle Europee, M5S totalizzerete il 27,3. Forza Italia al 12, scavalcata dalla Lega al 13,5. Sinistra Italiana al 5,5%. Quanto al giudizio sul governo, il 45% degli intervistati risponde che “ha troppi conflitti d’interesse e dovrebbe dimettersi”, il 41 che “ha qualche conflitto d’interesse ma non dovrebbe dimettersi”, l’8% che non c’è alcun conflitto. Per quel che riguarda il malaffare, solo il 9% degli intervistati sceglie il Pd come forza più credibile contro la corruzione, il 31% indica il M5S e un 41% boccia tutti, partiti e movimenti. Anche il Corriere pubblica un sondaggio, a pagina 6. Secondo il 39% degli italiani, rivela Pagnoncelli, “l’inchiesta di Potenza potrà intaccare in misura significativa la credibilità del governo”, per un altro 41% “la intaccherà almeno in parte”. Dunque, una larga maggioranza, l’80%, prevede guai per il rottamatore, una maggioranza, il 58% dei sondati, sembra condividere gli argomenti usati dal premier, e cioè che è urgente “sbloccare l’Italia”. Magari non lo voteranno – anche il 41% degli elettori a 5 stelle risponde così – ma molti pensano che non abbia tutti i torti.

Renzusconi, sì o no? Torna l’ossessione di Silvio per le toghe? Renzi naturalmente sostiene che no: “non accuso i giudici, li sprono” ma le sentenze, aggiunge, «si scrivono in tribunale, non le fa un giornale che pesca in un anno e mezzo di intercettazioni la frase più a effetto”. Insomma l’accusa sembra diretta più al Corriere – i pezzi della Sarzanini – e al protagonismo mediatico dei Pm. La soluzione? Una nuova legge sulle intercettazioni: “ la magistratura non metta bocca nel procedimento legislativo, avverte. Sarebbe clamorosa invasione di campo”. Il premier vuole rassicurare i suoi: siamo sotto tiro, “ne fanno uscire una al giorno” (dove “una” sta per “una porcheria”), e per questo il referendum del 17 rischia di fare il quorum, ma non temete, è una contingenza – dice Renzi – non ho perso il tocco. Sarà vero, ma Scalfari, che negli ultimi tempi aveva persino cercato di farsi piacere il premier, oggi gli chiede: “È al corrente del malaffare che pervade alcuni settori del suo governo e delle sue immediate vicinanze. E perché se è al corrente, non ha preso i necessari provvedimenti?

Non sempre il nuovo è migliore del vecchio: talvolta lo peggiora, scrive Michele Ainis sul Corriere. Il nuovismo del premier, la rottamazione di tutto quel che c’era, forse ha stancato. Perché ricicla (e nasconde) alcune delle peggiori abitudini del passato. “Il Renzi di questi giorni è più debole? – si chiede Scalfari – Sì, lo è. Per quale motivo? Direi con una parola l’affarismo che viene attribuito al suo modo di governare. Sì, l’affarismo c’è nel governo Renzi ed è un affarismo connesso con la corruzione”. All’idea di rispondere con il bavaglio, una nuova legge sulle intercettazioni, Davigo risponde che per la “pubblicazione di intercettazioni non pertinenti c’è già la diffamazione – e alzare il tiro contro i populismi, mi sembra, francamente, suicida. Consiglio al premier la lettura di Guido Rossi, che non è un pericoloso comunista e nemmeno un gufo. Scrive sul Sole24Ore: “Dopo la caduta del muro di Berlino la politica sembra aver abdicato al suo ruolo. Il problema di questo decennio non è di salvare il capitalismo, ma di salvare la democrazia, sottraendola all’influenza del denaro e della corruzione”. Renzi, semplificando la democrazia e riducendola a un simulacro, accettando tutti i diktat del “capitalismo” e concentrando ogni scelta nelle mani del governo, che si trasforma così in garante degli affari ed elargitore di bonus, è andato in direzione opposta.

Che fare-i? Si può attendere il giudizio di Dio del ballottaggio previsto dalla legge Italicum, con il rischio che si uniscano i voti dei 5 Stelle e quelli della Lega. Oppure si può provare a vincere la battaglia del referendum costituzionale. Mandare a casa Renzi, riaprire tutti i giochi – persino nel Pd che a quel punto celebrerebbe un congresso vero – e provare a discutere a cielo aperto i problemi del paese. Restare in Europa, come e a far che? Cosa produrre in Italia? Quale modello di consumi è adeguato all’attuale crisi-trasformazione del sistema e che tipo di welfare dobbiamo conservare? Come riannodare l’intesa sentimentale tra governanti e i cittadini che li votano? Insomma, le vere domande della politica, che la politica di Renzi, solo tattica e congiunturale, seppellisce sotto un mare delle spacconate e di affari.

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