Questa notte un terremoto ha sconvolto l’Italia centrale. La scossa più forte – del sesto grado – alle 3,36. Poi molte altre, rovinose. Ad Accumoli, in provincia di Rieti, ci sarebbero persone – e bambini – sotto le macerie. Il sindaco di Amatrice ha detto: “il mio parse non c’è più”. Confido che Renzi arrivi in giornata nelle zone più colpite, che taccia e invece guardi, e ascolti. Spero che il governo faccia poi il contrario di quel che abbiamo visto fare troppe altre volte nel passato. Si pavoneggi poco e assicuri solidarietà e assistenza ai terremotati. Denunci (e sbatta in carcere) gli “imprenditori” sciacalli e i funzionari corrotti, vigili sulla ricostruzione. Faccia sentire che l’Italia c’è, invece di ripeterlo a vanvera.

Sulle conclusioni del vertice a Ventotene, Corriere e Stampa scrivono che si sarebbe messo a punto “un piano” o una “regia europea per il rimpatrio dei migranti”. Repubblica annuncia “un patto con la Merkel di Renzi e Hollande”. Poi aggiunge che il nostro governo avrebbe ottenuto “10 miliardi di flessibilità”. Ci verrebbe concesso, infatti, di non mantenere il deficit entro l’1,8% del Pil, come previsto dagli accordi europei, ma di arrivare al 2,3 o al 2,4%. La qual cosa ci consentirebbe di spendere, appunto, 10 miliardi in più. La contropartita consisterebbe nell’offrire all’Europa – anzi nello sventolarle sotto il naso, come scrive Repubblica – una riforma della contrattazione collettiva che privilegi quella aziendale e con il governo disposto a concedere nuovi sgravi fiscali alle imprese per pagar meglio l’operaio la cui “produttività” sia più alta. Titola Il Fatto: “Da Ventotene parte un siluro e affonda i contratti di lavoro”.

La ragione, e le ragioni, si fanno strada. Oggi Paolo Mieli scrive della Siria, la cui guerra civile io considero l’ape regina del terrorismo islamico oltre che la fabbrica di milioni di profughi. Mieli dice, con tutte le prudenze del caso, che l’occidente sta appoggiando ad Aleppo una Al Qaeda sotto altro nome (Al Nusra). E che a questa organizzazione terrorista è finita “la metà delle armi per i “ribelli” acquistate con i 500 milioni del finanziamento americano”. Ciò è folle – spiega – qualunque crimine abbia commesso Assad. Bernardo Valli, su Repubblica, scrive del prossimo viaggio riparatore di Biden in Turchia, da Erdogan. E racconta la perdita di appeal degli Usa e della Nato in quella parte del mondo. Di questo, forse, avrebbero dovuto parlare i tre di Ventotene. La politica imperiale è fallita: l’Europa che fa?

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