Il Sì di Obama alle riforme di Renzi. Intervistato da Federico Rampini, il Presidente degli Stati Uniti confronta la sua politica, il suo Ricovery act (investimenti pubblici per sostenere l’economia), e le “misure di austerità che hanno contribuito al rallentamento della crescita in Europa” e boccia quelle misure. “Ecco perché penso – aggiunge – che la visione e le riforme ambiziose che il Primo Ministro Renzi sta perseguendo siano così importanti”. Subito dopo chiarisce di che riforme stia parlando: “riforme per aumentare la produttività, stimolare gli investimenti privati e scatenare l’innovazione”. È davvero questo il succo della politica condotta dal governo italiano? Qualche dubbio io lo avrei.

Mondializzazione capitalista e libero commercio sono ancora – secondo Obama – la cosa migliore da sostenere, piuttosto che tornare a politiche protezionistiche, pericolose ed illusorie perché “nella nostra economia globale non è possibile alzare il ponte levatoio”. Obama chiede però: “forti reti di sicurezza per proteggere le persone in tempi di difficoltà. (Vorrebbe) frenare gli eccessi del capitalismo adottando standard più severi per il settore bancario e in materia fiscale, e una maggiore trasparenza, per aiutare a prevenire le ripetute crisi che minacciano la nostra prosperità condivisa. (Nonché) politiche economiche inclusive, che investano fortemente nei nostri cittadini dando loro istruzione, competenze e la formazione necessaria per aumentare gli stipendi e ridurre le disuguaglianze. (Infine) un sistema di scambi commerciali che protegga i lavoratori e l’ambiente”.

I giovani nuovi poveri d’Italia, titola la Stampa. Secondo la Caritas “vive in condizioni di difficoltà” una persona su 10 con meno di 34 anni. L’indice della povertà assoluta ha superato l’anno scorso il picco del 2013, passando dal 7,3 al 7,6%. Nel meridione si rivolgono per aiuto all’organizzazione cattolica ancora più italiani che immigrati. È da gufo dire che questa dovrebbe essere una priorità dell’azione di governo? Dove sono finite le politiche del lavoro attive, gli interventi per non lasciare i più giovani alla tirannia del voucher, o del lavoretto in nero, interinale o precario, che erano state promesse con il jobs act. Prima che tutto si risolvesse in un regalo alle imprese e in una riduzione dei diritti e delle garanzie?

Costituzione nuova, politica vecchia. Sul Corriere, intervista di Federico Fubini a Mario Monti, il quale annuncia il suo No al referendum del 4 dicembre. “A me risulta impossibile – spiega – dare il mio voto a una Costituzione che contiene alcune cose positive e altre negative, ma che – per essere varata – sembra avere richiesto una ripresa in grande stile di quel metodo di governo che a mio giudizio è il vero responsabile dei mali più gravi dell’Italia: evasione fiscale, corruzione, altissimo debito pubblico”. È così, tale è il lascito del governo Renzi. Sì, la riforma costituzionale è servita a imporre la peggiore restaurazione.

Bruxelles boccia il condono per i contanti non dichiarati, scrive Repubblica. Qui la notizia è duplice. Da una parte arriva la conferma che il governo intende riciclare il denaro nero (quindi in contanti). Il reato resterebbe (perché questo denaro può essere stato accumulato semplicemente non pagando le tasse o addirittura spacciando droga) ma gli euro sporchi potranno essere riciclati solo dichiarandoli, senza penali ed eventuali sequestri. La seconda notizia è che in Europa hanno fatto i conti, come spiega il Sole24Ore. Dei 27 miliardi della manovra, 11,5 sono in deficit e del restante (15,5 miliardi) la gran parte, più di 10 miliardi, dovrebbe venire dal “recupero dell’evasione”.

Ma quale recupero dell’evasione? Si tratta – e i tecnici della Commissione europea se ne sono accorti – solo di misure una tantum. “Recupero” del contante in nero e accorpamento di Equitalia all’Agenzia delle entrate, per attuare una nuova grande “sanatoria”. Entrate che, se anche arrivassero nella misura auspicata da Padoan, altro non sarebbero che “sconti per Maradona e Corona e uno scivolo per i più ricchi”, Repubblica. E la loro efficacia si concluderebbe con il vantaggio concesso, una tantum al contribuente infedele. A questo proposito consiglio la lettura di Enrico Marra sul Corriere: “Il recupero dell’evasione, i conti non tornano”. Il governo ha fatto cassa, ma non mai iniziato a combattere l’evasione.

Infine Mosul. Peshmerga curdi, truppe sunnite irachene, milizie sciite, e sunniti addestrati e armati dalla Turchia. Un esercito di terra composito e fiancheggiato dall’artiglieria francese, da aerei e istruttori americani e dalla logistica italiana, pare sia partito all’assalto della ex capitale di Al-Baghdadi. Non possiamo che sperare che la prendano presto, che chiudano in un cul de sac i pericolosi assassini all’ingrosso che in quel luogo hanno trovato ispirazione e alibi, che liberino gli abitanti di Mosul, molti dei quali avevano accolto il califfo come un liberatore, ma poi sono rimasti prigionieri nella più barbara delle galere. Resta che la coalizione è composita, che si guarda già in cagnesco, che è pronta domani a farsi la guerra, e ha al suo interno forze che pensano di usare il terrorismo wahabita come arma di ricatto. .

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