Renzi ora chi sbaglia va a casa, titolo del Corriere della Sera. Dall’America il premier ha cercato di minimizzare il danno. In primo luogo ha ridotto il caso a una semplice “telefonata inopportuna”, poi ha ricordato che per un’altra “telefonata inopportuna” la ministra Cancellieri – il premier era Letta – non si dimise, mentre la ministra Guidi, con Renzi a Palazzo Chigi, ha dovuto farlo. Però è diverso dire “chi sbaglia paga” o che si è trattato solo di una telefonata “inopportuna”. Un’ambiguità che rivela un uso sapiente e spregiudicato sia del potere che dell’informazione: da un lato si mostra comprensione e si finge di offrire protezione (alla Guidi), dall’altra la si lascia fare a pezzi dalla stampa. Ma ecco che Federica Guidi scrive al Corriere. Nella lettera definisce Gianluca Gemelli “mio marito” facendo a pezzi la favola – avallata dalla Boschi – che al governo non sapessero, che lei, Guidi, avesse tenuta segreta quella relazione imbarazzante. In secondo luogo racconta di non aver detto al telefono niente che non fosse già noto. E questo è vero. Se l’emendamento in favore di Tempa Rossa (Total) fosse stato non solo lecito ma anche necessario, come sostengono Guidi, Boschi e Renzi, in cosa consisterebbe allora la colpa? Infine dice: “non ho favorito mio marito” perché l’emendamento Tempa Rossa non era direttamente legato ai suoi sub appalti. Come dire: anche altri sapevano nel governo. Non olet pecunia.

I PM vogliono sentire Boschi. Lei si difende: rifarei tutto. Titolo in prima pagina sulla Stampa. L’altra dama investita dalla bufera è Maria Elena Boschi, la quale si difende non solo cercando di scaricare la Guidi (“non ci aveva detto del fidanzato”) ma con una dichiarazione a due colpi, simile a quella usata da Renzi con la Guidi. Primo colpo: “rifarei tutto”, cioè imporrei di nuovo quell’emendamento. Secondo colpo: “il mio lavoro è portare in aula tutti gli emendamenti del governo”. Insomma, se qualcuno ha le mani nel petrolio questo qualcuno non è il ministro per le riforme: cercate a Palazzo Chigi. Siccome le indagini si stanno allargando e si ventila di una convocazione di Boschi – oltre che di Guidi – come “persona informata dei fatti”, ecco la linea difensiva: non sono io che scelgo la linea, io la porto in Parlamento. Simul stabunt vel simul cadent. Nessuno pensi di scaricarmi.

Petrolio: indagato il capo della Marina. Secondo Repubblica “si allarga lo scandalo. Con il fidanzato della Guidi, indagato il capo della marina”, ammiraglio e figlio di ammiraglio, molto legato a Palazzo Chigi, che per non lasciarlo andare in pensione avrebbe pensato persino di metterlo a capo della protezione civile. Inoltre Repubblica racconta come questo marito-fidanzato, Gianluca Gemelli, facesse i migliori affari con Confindustria Sicilia, con Antonello Montante, campione dell’antimafia di facciata ma anche indagato per concorso esterno con la mafia, confermato dalla Guidi al vertice Camera di Commercio di Caltanissetta, provincia inopinatamente definita “mafia free”. Dunque c’è un filone siciliano dell’inchiesta. E mi chiedo quali intuizioni ci siano dietro l’intervento che ho sentito ieri a Palermo di Leoluca Orlando – ero accanto a lui come relatore a Palazzo delle Aquile in un convegno No Triv – il quale ha detto “Oggi la Mafia in Sicilia fa affari solo in tre campi: rifiuti, acqua e petrolio”. E c’è un altro filone d’inchiesta in Basilicata che coinvolgerebbe il sistema di potere del Pd locale, fino al governatore Pittella, fratello dell’euro deputato Pittella, molto vicino al premier.“Governo d’affari al servizio della super lobby da 2 miliardi”; Il Fatto.

I commenti. Ugo Magri sulla Stampa parla di una “magistratura che fa paura alla politica” ed esprime, in punta di penna, il timore che si ritorni al tempo di Berlusconi, anche se finora – scrive Magri – Renzi ha evitato di pronunciare la fatidica frase “giustizia ad orologeria”. Stefano Folli, Repubblica, paventa “il rischio del logoramento”. “C’è una crescente sfasatura – scrive – fra il racconto pubblico renziano, intriso di ottimismo e volto giustamente a sollecitare le migliori energie del paese, e la realtà in cui vivono la maggior parte dei cittadini elettori. È quella che si può definire inerzia. L’inerzia di chi non ha saputo o voluto cambiare passo in questi due anni e ha continuato a usare le stesse formule comunicative ignorando che lo scenario intorno stava cambiando: non necessariamente in meglio”. Massimo Franco, per il corriere: “Gli avversari incalzano” e individuano l’anello debole nella Boschi. “C’è un evidente tasso di strumentalità – scrive Franco – negli attacchi al ministro delle Riforme e dei Rapporti con il Parlamento. C’è anche da chiedersi, però, se i pretesti offerti dall’esecutivo ai suoi nemici non stiano diventando un po’ troppo frequenti. La telefonata della Guidi al fidanzato inquisito è del 2014. E diventa inevitabile chiedersi se da allora ce ne possano essere state altre, da un qualunque ministero”. Insomma il caso non è chiuso. Non ancora.

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