Le dimissioni della Guidi sono stati il fiammifero che ha fatto divampare l’incendio, scrive Eugenio Scalfari. Repubblica racconta, a pagina 4 e 5, le dimensioni vastissime dello scandalo petrolifero e spiega come in troppi sapessero. Sapeva Federica Guidi dei guai giudiziari del “marito” e avrebbe taciuto, sapeva il capo di stato maggiore della marina, Di Giorgi, ora indagato, sapevano gli amministratori di Corleto Perticara, in provincia di Potenza, dove sono piovuti soldi Total per “assistenza territoriale e progetti sociali” nonché assunzioni (magari clientelari?) e dove l’ex sindaca del Pd si sarebbe fatta le primarie a bordo di una macchina dei vigili a sirene spiegate, sapeva il governatore Pittella, sapevano tutti, tutto. Tanto che Marcello Sorgi, in un commento per la Stampa, avverte nelle carte su Potenza un odore ancora più nauseabondo di quello che emanava da mafia capitale.

Facciamo che Renzi fosse ignaro di quanto stava accadendo in Basilicata all’ombra del piano petrolifero – scrive Sorgi – o che gli avessero detto solo che c’era qualche piccola scocciatura per iniziativa di magistrati politicizzati. Se anche fosse andata così – e non c’è ragione di dubitarne -, adesso per il presidente del Consiglio è venuto il momento di aprire gli occhi… Non basta far dimettere la Guidi.. Non basta sfogarsi dicendo che il Pd in periferia gli fa schifo”. Bisogna riconoscere che “la parola d’ordine è diventata soldi, soldi, soldi e provvedere a ripulire l’immagine, lordata dalla indagini del Pd renziano che doveva cambiare verso all’Italia”. Se non vuole soccombere al suo già evidente logoramento – scrive l’editorialista – Renzi non può “farsi un alibi” del malaffare nel Pd.

Total, pressioni sui ministri. Così apre il Corriere della Sera che butta in campo Fiorenza Sarzanini, ottima cronista e vice direttore. Sarzanini pubblica un resoconto di alcune telefonate in cui un dirigente della Total, il palermitano Giuseppe Cobianchi, sembra alludere a una trama di cointeressenze che coinvolge più ministri. Il Corriere non fa nomi ma la caccia è aperta. E credo, in verità che lo scaricabarile sia già cominciato.

Ha fatto tutto Renzi, titola il Fatto, sostenendo che l’emendamento in favore della Total e della Shell sarebbe stato scritto dall’ufficio legislativo di Palazzo Chigi, guidato dall’ex dirigente dei vigili di Firenze, dottoressa Manzione, e vidimato dal suo capo dello staff, Lotti. D’altronde Maria Elena Boschi, in un’intervista alla Stampa su cui tornerò, sostiene che la Guidi non le raccomandò mai quell’emendamento e aggiunge: “Del resto più volte direttamente il presidente del Consiglio aveva sottolineato pubblicamente l’importanza di Tempa Rossa. È tutto alla luce del sole, nessun blitz, nessun gioco segreto”. Chiedete a Renzi.

I poteri forti contro di noi, è il titolo dell’intervista della Boschi a Iacopo Iacoboni della Stampa, una bella intervista. “Scusi, se lei non conosceva, non sapeva, allora c’è incapacità?” chiede a un certo punto il giornalista. E Maria Elena risponde “Certo che intorno alle opere pubbliche si muovono interessi. È ovvio. Occorre avere due stelle polari: la legge e la propria coscienza. Io personalmente le ho rispettate entrambe. Ci attaccano i poteri proprio perché non siamo schiavi dei poteri forti, non siamo il terminale di niente e di nessuno”. Quali poteri forti? Non quelli del petrolio, naturalmente. E allora? “Mio padre è stato commissariato, Banca d’Italia lo ha sanzionato due volte (non una, due: credo sia un caso unico), immagino che con i suoi colleghi subirà un’azione di responsabilità”. La lingua, si sa, batte dove il dente duole. La Boschi aggiunge di non aver partecipato al consiglio dei ministri che approvò il decreto “salva” Etruria e dice che fu scritto dal MEF, cioè da Padoan. Provo a interpretare: Maria Elena teme di poter diventare l’agnello sacrificale di uno scontro tra poteri. Draghi BCE, Visco e Bankitalia, Padoan nel governo, punterebbero, tenendola sulla graticola, a riportare sotto controllo Renzi, il quale non sarebbe sempre circondato da persone capaci (Manzione? Lotti?). É una mia libera interpretazione e mi scuso con la brava ministra se non fosse fondata. Però anche lei potrebbe chiarire meglio il senso delle sue reiterate auto difese.

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