La ripresa è arrivata. Assicurano Messina (Banca Intesa), sulle pagine del Corriere e il Centro studi di Confindustria, su quelle della Stampa. Meno sofferenze finanziarie per le imprese, più acquisti (+2,5%) di macchinari, un po’ di fiducia in più (o forse meno panico) dei consumatori grazie al calo dello spread e alla liquidità garantita dalla BCE. Bene, anzi benissimo. Purtroppo è una ripresa che non entra nelle tasche del ceto medio, non cambia le aspettative di chi ha 20 anni, non scalda i cuori, né crea ottimismo.

Tasse, i comuni ormai senza risorse, titola Repubblica, dopo l’allarme della Corte dei Conti: dal 2010 al 2014 i comuni hanno subito tagli per 8 miliardi, le tasse locali sono aumentare del 22% in 3 anni. Renzi promette che taglierà l’IMU ma compenserà i comuni. Il sospetto generale è che il peso del fisco sulle famiglie continuirà a non calare. Renzi ha solo spostato le tasse (dall’agro pontino in maremma, come faceva il Duce), cambiandogli nome, scaricandole sugli enti locali), aggravando il deficit dell’Inps (10 miliardi l’anno per finanziare la decontribuzione alle imprese). Nè ha creato nuovo lavoro. Oggi Ricolfi ammette sul Sole di essersi sbagliato quando pensava che “la decontribuzione avrebbe creato una bolla occupazionale nel 2015, che si sarebbe puntualmente sgonfiata nel 2016”. Nemmeno questo. Ora il premier convoca una direzione del Pd sui guai del sud. Cuperlo e Speranza lo criticheranno. Risponderà “state buonini”, Déjà vu.

Ma tu che proponi? Immagino che i miei critici, di sinistra -grillini- e di destra -piddini-, si scateneranno sul web scrivendo “bravo tu, a parlare, ma che faresti?”. Rispondo che leggono male. Il caffè prende spunto fa titoli e commenti freschi di stampa, ma propone ogni giorno una visione e un metodo per affrontare la crisi. Per esempio il caffè non crede che aumentare i trasferimenti -e con che soldi?- possa alleviare la crisi del meridione. Si deve investire qualcosa in infrastrutture, come chiede oggi Falcomatà, ma la chiave per tornare allo sviluppo è nell’adottare una  politica severissima contro corruzione e internediazione. Carcere per la concussione, per chi offre e prende mazzette, per i grandi evasori. Via la prescrizione dopo la condanna in primo grado. Taglio dei dipendenti di regioni e consociate -per questo serve un salario di disoccupazione almeno temporaneo-, “costi standard” per gli stipendi dei dipendenti. Un po’ d’aria pulita per utilizzare i fondi europei, creare start up innovative perché muovono verso il digitale, lo sviluppo del turismo culturale, la riconversione ecologica. E se -lo chiede Ricolfi- sostituiremo i cadeaux a pioggia del Renzi con “5 anni di eliminazione completa dei contributi sociali per i posti di lavoro creati da imprese che aumentano il loro livello di occupazione”, forse qualche giovane troverà pure lavoro.

Perché non si fa? Anche questo lo trovate spesso nei caffè. Perché da 50 anni, prima la Democrazia Cristiana, per conservare un regime già in crisi, poi Berlusconi, per far rivivere un blocco conservatore, fanno sì che ogni italiano che lavora si porti in groppa un parassita e uno che vive di intermediazione. La sinistra si è accomodata al banchetto prima governando le regioni, ora da Palazzo Chigi. Somiglia alla vecchia lotta di classe, quel che propongo? Questo sarebbe il nome, ma il buffo è che, dopo la crisi, ci chiedono di farla anche tanti liberisti puri.

In breve. La ministra Giannini (Stampa) si dispera perchè ci sono insegnanti che rinunciano al posto fisso per non essere sbattuti chissà dove e non finire alla mercè del potere burocratico. El Pais apre con Varoufakis, il quale ripete che Spagna e Italia rischiano lo stesso trattamento ibflitto alla Grecia. Francantonio Genovese (il Fatto e Repubblica) ricorda di essere stato sacrificato (e mandato in carcere) per vincere le Europee dallo stesso Pd che ora salva Azzolini. Renzi strizza l’occhio a Landini, attacca i sindacati confederali -“hanno più tessere che idee”- e promette una legge per la rappresentanza: “è in crisi di consensi e cerca un nemico” dice Camusso a Repubblica.
Cose turche, scrive il manifesto: 262 combattenti curdi uccisi e centinaia feriti dall’aviazione di Erdogan in cambio della promessa turca di combattere l’Isis. Buzzi vuota il sacco, accusa Alemanno e il Pd, ho corrotto -dice- perchè così funziona: sì, la mafia funziona così! 35 anni fa alle 10,25 una bomba scoppiava nella stazione di Bologna: non sappiamo ancora chi abbia voluto quella strage.

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