Manovra fantasy fino a dicembre. La stangata arriva l’anno prossimo. Così “gufa” il Fatto Quotidiano. Il titolo di Repubblica somiglia invece a un grido di giubilo: “Addio a Equitalia, sconti sulle cartelle. Più soldi per pensioni e sanità”. La Stampa sceglie di spiegare un pezzo della manovra. “Renzi: scioglianmo Equitalia. Multe e tasse senza sanzioni”. Il Corriere avverte: “Manovra da 27 miliardi”. Insomma, l’affare si ingrossa.

Proviamo a capire che cosa questa finanziaria dia e come intenda trovare i fondi. Per le imprese: riduzione di 3 punti dell’Ires, premi di produttività detassati, facilitazioni per chi paga i dipendenti con azioni o pensioni integrative, decontribuzione a chi assume o stabilizza apprendisti, sostegno a chi investe in tecnologia e beni strumentali. Non credo che ciò libererà 20 miliardi di investimenti – come dice Confindustria – ma non è poco quelli che il governo concede, e non è male che abbia rinunciati agli aiuti “a pioggia”.

Pensioni e povertà. Anticipo a 63 anni (senza prestito) per i lavori usuranti, ma a condizione che i disoccupati abbiano maturato 30 anni di contributi e gli attivi 36. La quattordicesima aumenta del 30% per le pensioni fino a 750 euro mensili, aumenta ma di meno anche per le pensioni di 1000 euro. 600 milioni per le famiglie in difficoltà, 500 per i poveri. Appena una mancia, gradita, ma mancia.

Sanità. Promessa l’assunzione di alcune migliaia di medici e infermieri precari. Più soldi per cure anti cancro e vaccini. Ma, attenzione: pare di capire che si stabilisca un tetto massimo, chi non rientra, per via dei costi proibitivi legati ai brevetti (per esempio per l’epatite), resterebbe fuori. Confermato il bonus per ristrutturare un immobile privato, stessi vantaggi per chi vuole ristrutturare un hotel. Dimenticavo, Canone Rai più lieve, scende a 90 euro.

Così la manovra sale a 27 miliardi. Il deficit sale al 2,3% e, se Bruxelles darà il via libera, questo coprirà spese per 6,2 miliardi. 4 miliardi, tanto dovrebbe fruttare al governo l’abolizione di Equitalia (e quindi degli interessi e delle penali che i contribuenti “beccati” avrebbero dovuto pagare). Una sanatoria (spesso gradita) con cui Padoan spera di far cassa. Altri 2 miliardi dovrebbero venire da una altra sanatoria, sui contanti. Cioè sul denaro che è stato accumulato in nero. Entrate una tantum, e poi, entreranno?

Un esercizio azzardato di equilibrismo. Se nessuno gli farà le bucce, Renzi si potrà presentare il 4 dicembre a una decina di milioni di potenziali elettori, come un Babbo Natale carico di doni, piccoli e grandi. Ma, a parte la correzione della sbagliatissima pratica di far regali incondizionati alle imprese, novità strutturali nella finanziaria non ce ne sono. Fra un anno, senza una forte ripresa di cui non si vedono i segni, saremo di nuovo a corto di fondi da investire, più carichi di debiti e più deboli in Europa.

Ora festa grande a Washington. Renzi porterà al cospetto di Obama: Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa, Bebe Vio, 19 anni e campionessa paralimpica di scherma, Fabiola Gianotti del Cern, Paola Antonelli e, con la moglie Agnese Landini, anche due maschietti, Roberto Benigni e Paolo Sorrentino. Il Renzi, l’Italia, la grande bellezza, la fede atlantica. E che saranno mai le notizie allarmanti del via libera di Obama alla CIA perché scateni una cyberguerra contro la Russia? Flatus vocis. “L’avete sempre detto, voi comunisti italiani da tempo pentiti, voi vecchi democristiani, che stavamo bene da questa parte del mondo, abbracciati agli Usa e a tirar calci contro l’orso russo! E allora, che volete? Niente, Presidente, che festa sia! E pazienza se il Corriere intervista il Ministro degli Esteri di Putin: “Se vince Hillary saranno i tempi più pericolosi dal crollo dell’URSS”. Quel Lavrov semmai è amico della Mogherini, mica di Renzi. Renzi non ha altri amici se non quelli che lo aiutano a restare al governo oltre il referendum e che gli danno una mano a far vincere i Sì il 4 dicembre.

Sbaglia, ma gli ho parlato e si correggerà. Scalfari svela un colloquio recente col premier, uno con Cuperlo e confida in un accordo fra i due. L’unica alternativa al governo Renzi – così ragiona il fondatore di Repubblica – sarebbe Enrico Letta. Ma Letta non otterrebbe i voti in parlamento – prosegue. Dunque teniamoci caro il Renzi. Perdio, non si interrompa una narrazione, non avendone pronta una di riserva. Tuttavia non è detto che gli elettori la pensino come Scalfari: un sondaggio di Ilvo Diamanti, rivela che una maggioranza di italiani boccia #labuonascuola. E salva gli insegnanti. Vessati, deportati, umiliati e tuttavia bravi.

In Spagna il Psoe si arrende. Secondo El Pais la metà dei suoi elettori vorrebbe cacciare la destra e Rajoy dal governo, ma una maggioranza, il 56%, pensa che il partito si debba astenere, così permettendo alla destra di governare. Perché ha paura di terze elezioni in un anno e perché odia Iglesias, che contende al Psoe lo spazio della sinistra. “Quella che oggi si propone ai socialisti europei – scrive Sabbatucci sulla Stampa – è una specie di alternativa del diavolo: mimetizzarsi nei governi di grande coalizione, come in Germania, col rischio di perdere la propria riconoscibilità; o radicalizzarsi a sinistra, come il Labour britannico, con la certezza di isolarsi in un’area strutturalmente minoritaria. Oppure spaccarsi, come in Spagna, tra i fautori delle due opzioni. O infine quasi sparire, come in Grecia, cedendo la propria base elettorale a qualche nuovo movimentismo connotato a sinistra”.

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