Regeni preso e torturato per i contatti sul cellulare. Il Corriere apre così, con il martirio del ricercatore e giornalista in Italiano. “Il nome dei veri responsabili – scrive Sergio Romano – rimarrà un segreto di Stato e le circostanze della morte difficilmente ricostruibili”. Dunque? Romano concede che – nell’attuale contesto internazionale – l’Italia non può andare in fondo, non può spingersi fino a rompere le relazioni diplomatiche con l’Egitto di Al Sisi, ma aggiunge: “Oggi più che mai abbiamo il diritto di dire al Cairo che non si vince una guerra, sia pure contro il peggiore e il più crudele dei nemici, senza il sostegno dalla pubblica opinione. È una legge democratica a cui neppure l’Egitto può sottrarsi”. “Far finta di nulla – scrive Lucio Caracciolo su Repubblica – sarebbe intollerabile mancanza di rispetto non solo per la memoria di Giulio Regeni e per la sua famiglia, ma per l’Italia. Nessun paese può accettare che un suo cittadino sia rapito e massacrato dalla polizia di un altro Stato fermandosi alle proteste verbali. Se lo facesse, perderebbe ogni credibilità come partner politico ed economico”. La parola tocca governo, che dovrebbe evitare la lingua di pezza!

Siria: ultimatum degli USA ad Assad, così apre Repubblica e prosegue “Mosca, rischio di una nuova guerra fredda”. Federica Mogherini, intervistata dal Corriere e Roberto Toscano su Repubblica, spiegano che in Siria “non ci sono soluzioni militari” e che si può, anzi si deve, fight and negoziate (come si diceva al tempo del VietNam), combattere e negoziare”. Ma il manifesto constata che l’intesa di Monaco “ieri solo sulla carta, come detto dal segretario di Stato Kerry, oggi è carta straccia”. Assad, spinto dalle vittorie di russi e iraniani, dice di volersi riprendere tutta la Siria. Arabia Saudita e Turchia annunciano un intervento armato. Kerry minaccia Damasco perchè Mosca intenda. Putin risponde per bocca di Medvedev “volete la guerra fredda” e lancia la colomba Lavrov “trattiamo seriamente”. Nessuno sembra più occuparsi di Al Bagdadi, del Daesh, degli uomini in nero che sgozzano prigionieri inermi e ammazzano ragazzi al Bataclan di Parigi. Pro memoria: a) Dal 2001 parliamo di guerra al terrorismo islamico ma ci teniamo un alleato, l’Arabia Saudita, che di quel terrorismo è il motore ideologico e spesso il finanziatore; b) abbiamo lasciato che un paese decisivo per il nostro sistema di alleanze militari, la Turchia, ordisse un progetto di potere – il sultanato di Erdogan – sulla pelle di ogni minoranza, (curdi, sciiti fuori dall’Iran, cristiani siriani) e che riproponesse il conflitto (del 1915) tra la “giovane” Turchia e la Russia; c) nel 2013 Obama (sbagliando) scelse di non bombardare Assad, quando emerse la prova delle torture e nell’uso di armi chimiche da parte di quel regime; d) la Russia colpita dalle sanzioni per l’Ucraina si è ripresa la scena in Medio Oriente insieme a l’Iran (dopo l’accordo sul nucleare). Ora non resta che trattare, con una Russia e un Iran più forti. Non resta che tenere a bada alleati, Sauditi e Turchi, sempre più scomodi. Ora bisogna, in primis, cancellare il sedicente califfato. Altrimenti la profezia di Valss (altri devastanti attentati) è il meno che ci possa capitare.

Ogni anno 100 bimbi italiani nascono dall’utero in affitto. Sia lode a Maurizio Molinari che, sulla Stampa, ha rotto un ipocrita tabù. Ma così – penserà qualcuno fra voi lettori – il titolo della Stampa avrà contribuito a far salire la tensione contro la legge Cirinnà, che Bagnasco a Giovanardi considerano il cavallo di Troia della “procreazioni per altri”. Possibile. Ma la verità, forse, è rivoluzionaria, comunque è la verità e tacerla o edulcorarla genera mostri. Ai sondati di Pagnoncelli (Corriere) i quali si dicono in maggioranza a favore delle unioni civili, 54%, ma in maggioranza contro la stepchild adoption, 55%, dirò, con la Stampa, che di questi 100 bambini italiani nati all’estero da un utero in affitto, 80 sono stati “fabbricati” – mi scuso per la bestemmia – per scelta di una coppia eterosessuale (un uomo e una donna, probabilmente uniti in matrimonio). Dirò che chi ha i soldi ricorre a pratiche siffate e chi non ne ha, lo farebbe. Dirò, infine, che la legge Cirinnà in nessun modo postula la caduta di quel divieto (dell’utero in affitto), chiede solo che il figlio naturale di un genitore omosessuale possa essere adottato del compagno/compagna del detto genitore.

I dati farlocchi sul lavoro a tempo indeterminato. Un giornalista piuttosto di destra – se ben capisco – ma altrettanto bravo asfalta i proclami trionfali di Poletti, incautamente ripresi da Renzi e malamente giustificati da Nannicini (il guru di Palazzo Chigi sul lavoro). Dunque Ricolfi sul Sole24Ore. Nel 2015 i precari sono (un po’) diminuiti rispetto al 2014, ma sono aumentati rispetto al 2013 e al 2012, quando il tasso di precarietà era intorno al 12% e oggi tocca il 14,6%. Quanto alle trasformazione da lavoro precario in stabile, se si fa base 100 nel 2012, tali mutazioni sono state 8o nel 2015. L’unico lavoro che cresce (poco) quello precario, a spese del lavoro indipendente, che ha toccato il punto più basso proprio in questi mesi. Se fossi Renzi, manderei Sacconi indietro alla lega delle cooperative e Nannicini all’università.

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