Grillo scarica la Raggi. scrive il Corriere. O, meglio, vorrebbe poterla scaricare. Per evitare lazzi, frizzi e condanne senza appello. Dopo 6 mesi di tira e molla all’ombra del Campidoglio fra diverse fazioni del movimento, dopo aver constatato che le scelta del sindaco, fatta dal movimento e confermata da un gran numero di elettori, era stata, probabilmente, una scelta incauta. “Dalle stelle alle stalle”, il manifesto. “I grillini processano Raggi”, La Stampa. Il Giornale non trova di meglio che riesumare una vecchia, e assai più riuscita e visionaria, copertina de L’Espresso: “Capitale corrotta, grillini infetti”. Il Fatto prevede: “Una retata li seppellirà”, con Vauro che declina al singolare di Raggi, cioè raggio, del carcere! “Si è diversi quando si agisce diversamente – scrive Roberto Saviano per Repubblica – “Scegliendo Marra, Virginia Raggi non ha agito diversamente dai suoi predecessori.” Il Movimento 5 Stelle, aggiunge, “in mancanza di regole organizzative e di selezione precise e riconoscibili, in altre parole di regole democratiche, sta evidenziando un altro dei suoi limiti, forse il più inquietante: è un movimento scalabile”. Pare proprio che questo Marra, difeso strenuamente dal sindaco eletto, fosse una specie di garante dei palazzinari (Scarpellini, con lui arrestato, ma anche Caltagirone a cui Marra rivolgeva preghiere) presso il nuovo che avanza (o avanzava). Ed è plausibile che anche l’assessore all’ambiente Muraro, alla fine costretta a dimettersi, fosse garante per il re delle discariche e degli inceneritori, il sempiterno Cerroni.

Meno grave, ma non meno esemplare, la crisi di Milano. Auto sospendendosi (non si sa per quanto tempo), dopo aver scoperto di essere indagato, Beppe Sala ha scaricato sulla magistratura (e sul suo diritto-dovere di indagare politici e amministratori) la responsabilità di una incombente paralisi del comune. Al tempo stesso ha sancito la subalternità di una politica che si ferma, non a causa di una condanna ma di un semplice avviso a garanzia dell’indagato. Lo ha detto a Tagadà il candidato, battuto da Sala, Parisi: aveva ragione. Io aggiungerei che vengono al pettine, in modo impietoso, nodi e le scelte demagogiche della cosiddetta seconda repubblica, che si illuse di poter guarire il sistema dalla corruzione dei partiti, con l’elezione diretta del sindaco. Così Beppe Sala non può tornare semplice cittadino per capire cosa gli stiano contestando i magistrati, perché intanto senza il sindaco eletto il comune non può operare. I 5 Stelle non possono sfiduciare il loro sindaco, senza ricorrere al grottesco regicidio già sperimentato contro Marino dal Pd di Orfini e contro Bitonci dalla Lega di Zaia. “Renzi – scrive la Stampa – immagina la rivincita in un election day politiche – comunali”. Intanto “litiga con Gentiloni sul ruolo di Boschi e Lotti”, ai quali l’ex premier vorrebbe che il suo avatar affidasse super poteri di controllo e indirizzo dell’esecutivo.

Il Papa media. Francesco ha festeggiato gli 80 anni ricevendo insieme capo del governo (Santos) e dell’opposizione (Uribe) della Colombia, paese che ha respinto, con un no al referendum, il piano di Santos per far la pace con i guerriglieri (comunisti) delle Farc. Bolloré tratta. Come anticipato ieri, l’alzata di scudi italiana sulla scalata Vivendi (e dunque della Telecom) a Fininvest finirà a tavola, con i protagonisti che “trattano” fra un sorso di champagne e un morso al panettone. Obama accusa. Il presidente americano si è ormai convinto che Putin abbia interferito nelle elezioni in favore di Trump. Così come ha vinto ad Aleppo, grazie alle sue, di Obama, indecisioni. A Istanbul si muore. Uccisa in un agguato sotto casa la scrittrice Beki Ikala Erikli. “Siamo tutti nel mirino – dice a Repubblica la sua collega, Elif Shafak – così rischiano di vincere paura e autocensura”. Montebourg ci prova. L’ex ministro di Hollande, che sfiderà Manuel Valls alle primarie socialiste, spiega al Corriere come sia stato “un errore fare i liberali” (da noi si usa dire liberisti). “Seguire il patto di stabilità consegnerà il paese (la Francia) alla destra. No a compromessi con la finanza”.

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